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Pirati. Fine o nuovo inizio?

Pirati. Fine o nuovo inizio?

Dove li avevamo lasciati, i nostri eroi…
Jack “dal rasta selvaggio” Sparrow trascinato negli abissi dal kraken.
Capitan “maledetto” Barbossa richiamato in vita da Tia Dalma.
Il cuore di Davy Jones nelle mani di Lord Cutler Bekett.
L’indomabile è stato domato, il demonio tenuto in scacco dal signore del monopolio. Un’imminente fine, quella dei pirati, sotto la mannaia del “material” desiderio.

Dove li ritroviamo…
Barbossa e la sua ciurma a caccia di una nave per raggiungere i Confini del Mondo. Un viaggio onirico, tra ghiacci e mari dal riverbero stellato, verso il regno dei morti: lo scrigno di Davy Jones. Parola d’ordine: recuperare Jack e riunire così la fratellanza dei nove pirati nobili. Tutti in guerra contro Cutler Beckett.

E così…
Il destino di un pirata si compirà, ineluttabile. Colui che per recuperare lo status perduto tradì avrà modo di redimersi. Gli amanti si ricongiungeranno una volta ancora, per sempre uniti, per sempre divisi.
Amore come forza. Amore come arma. Amore come fonte d’odio.
In un cuore strappato le lacrime di un caronte tradito. In quello stesso cuore, il potere per governare il regno dei mari. In una dea del mare ridotta a “singolare” forma, la forza ancestrale di mille uragani. Nel desiderio di una vita eterna, il terrore della morte come paura implacabile e la finta illusione di una libertà perpetuata.
Grandissimi personaggi, come protagonisti attivi: dal carismatico Barbossa (antagonista di diritto del giuggiolone Sparrow) a Will Turner (ieri figliol prodigo, oggi vero pirata) a un’Elisabeth Swann dalla leadership sempre più prorompente. Amicizie spezzate, inimicizie sedate, tradimenti, vendette, patti segreti.

Ciò che già era iniziato nel secondo capitolo prosegue ora, estremizzato. Non più la lotta per il possesso di un oggetto da tutti bramato come grimaldello di realizzazione di un desiderio, ma una totale anarchia dove infiniti moventi individuali cozzano continuamente contro un salvifico bene primario e comune. Un costante barlume di moralità soggiogato da infinite spinte soggettive. In una storia dal gusto sognante, lo specchio dei rapporti nella realtà contemporanea.
Irrinunciabili note d’ironia si fondono con elegante leggerezza a conflitti morali, bramosie, scelte, sorti in bilico. Musiche da brivido (degno di nota l’omaggio a Sergio Leone nella scena capolavoro del parlè sulle dune di sabbia) surfano come galeoni le onde di un ritmo inarrestabile scandito nei minuti da un accavallarsi di infiniti punti di vista (soggettivi, oggettivi e poi di nuovo soggettivi).

Una fotografia superba come estetica rappresentazione concettuale di un mondo fantastico solcato nei suoi meandri da vezzi surreali (Jack che trascina la sua nave in un deserto di simil cemento bianco). Effetti speciali ridondanti ma per contrasto elegantemente trattati: lo scontro finale tra Perla Nera e Olandese Volante agganciate l’una all’altra e travolte da un mulinello d’acqua, l’interregno tra mondo dei vivi e mondo dei morti come nitida linea di acqueo confine illuminato da una verde aurora e un poliputo Davy Jones intriso di drammaticità nella mimica facciale e nei movimenti.
Una trilogia compiuta, testimone di un genere “commerciale” che ha saputo affrancarsi dall’idea di semplice entertainment pur mantenendo tratti tipici di divertente abbandono.

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