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Il gatto e la volpe: una storia d’amore

Il gatto e la volpe: una storia d'amore

I soldi non fanno la felicità, ma di certo possono aiutarla. La bella Franssou (Isabelle Carrè) sembra saperlo bene e, dopo aver ereditato 50.000 euro da una vecchia zia, decide di trasformare questa verità nella linea guida della sua vita. Senza preavviso, abbandona la sua casa a Montmartre per intraprendere un viaggio meraviglioso alla volta della Costa Azzurra. Nessuno, a parte il suo pseudo compagno, sembra cercarla con insistenza. O meglio, nessuno riesce a svelare l’enigma di dove possa essersi rifugiata. Forse perché non c’è nessuno che la conosca davvero: basterebbe, infatti, guardare dietro la porta d’ingresso del suo appartamento per trovare un poster di Cannes che aiuterebbe a capire quale sia il suo nascondiglio. Probabilmente è proprio da questo che Franssou fugge: da una routine ormai troppo ordinaria, da una vita sentimentale che non la soddisfa, da un compagno che non sa più farla divertire, da persone amiche che in realtà non la conoscono affatto.

A Cannes Franssou decide di concedersi il lusso della bella vita: prende una stanza all’hotel Carlton, noleggia una bella auto… Ma la sua vita da sogno viene interrotta dall’entrata in scena di Stéphane (José Doval). La brillante commedia di Christian Vincent si presenta però, molto presto, come un’accozzaglia di luoghi comuni. Gli ingredienti ci sono tutti: se l’avvenente quarantenne che finge di essere un ricco imprenditore e in realtà è un imbroglione squattrinato ci ricorda che “l’abito non fa il monaco”, la bella ereditiera con la sua romantica ingenuità ci ricorda costantemente che “l’amore è cieco”. Gli espedienti banalizzanti, come la lettera recapitata a Franssou per avvisarla dell’eredità, uniti a stereotipi che rendono i personaggi macchiettistici, sviliscono parecchio il potere della commedia.
La mancata Caccia al ladro di Vincent cerca soprattutto di focalizzarsi sul rapporto amoroso dei due protagonisti, ma non riesce a sorprendere neppure con i bruschi cambiamenti di rotta nel percorso dei personaggi. Franssou, sedotta da Stéphane, diventa sua complice, e da vittima si trasforma presto in carnefice. Una femme fatale che smette di chiedere agli uomini se la trovano attraente, perché pienamente consapevole della sua carica seduttiva, una donna spietata che tratta gli uomini con leggerezza pur di ottenere ciò che vuole. Fa perdere la testa a René (François Cluzet), ricco pilota di Formula 1, ma solo per poter far capire a Stéphane di essere innamorato di lei. Quando si dice, “l’allievo supera il maestro”…

In questo gioco di ruoli non si capisce mai quanto ci si possa fidare delle parole dei personaggi, perché tutti mentono spudoratamente: Stéphane mente “per professione”, ma mente anche a René, dandogli suggerimenti sbagliati per poter sedurre Franssou; anche la donna inganna René, solo per fare un dispetto a Stéphane; il pilota di Formula 1 è l’unico che resta ingannato, “sedotto e abbandonato”.
La fuga d’amore che sembra chiudere il film lascia spazio a un’ultima gag, un ultimo (non troppo geniale) imbroglio, che spinge per l’ennesima volta a dubitare di questi personaggi. Ma come Bonnie e Clyde, anche Franssou e Stephane sono una coppia di criminali ormai assoldata e indissolubile, dove se l’allievo supera il maestro lo fa solo per amore.

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