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La sabbia e la neve

La sabbia e la neve

Sono parecchie le sequenze significative di Il piacere e l’amore. A dirla tutta resta davvero difficile individuare sequenze prive di senso in questa graffiante e intima analisi relazionale così contemporanea fatta di rimorsi, pensieri offuscati, scelte azzardate e ferite profonde. Forse la più significativa o la più evocativa dal punto di vista cinematografico è il sogno di Isa divenuto ben presto incubo vissuto in spiaggia. Una sequenza straordinaria dal punto di vista estetico che inganna lo spettatore senza prenderlo in giro perché si conclude successivamente con il discorso di formalità di Bahar per ottenere la separazione (anche questo prima provato poi recitato con un montaggio fuorviante). Poco prima avevamo visto i due a cena da un amico distanti, freddi, in contrasto. Un lungo piano sequenza che raffreddava ulteriormente una condizione di per sé già fortemente in bilico. Ecco quindi che quella sequenza in spiaggia, mentre la donna dorme e sogna, e poi subisce gli effetti del terribile incubo, va a inserirsi come metafora della relazione uomo-donna. Un urlo strozzato, la sabbia in gola che non fa respirare, e poi le parole che t’aspetti, il viaggio in motorino della solitudine reciproca e la caduta goffa e voluta dalla donna che non sa come reagire. Una separazione costretta, forse inevitabile, nella quale l’ambiente e quindi la natura diventano i protagonisti, meglio identificabili come veri agenti sentimentali.

Il film ricostruisce così l’incompatibilità vissuta dalla coppia nei mesi successivi a quel fatto. Pezzi che lentamente non si riconoscono più dello stesso puzzle. Pezzi che cambiano forma e non s’incastrano più. Intanto il tempo passa e rappresenta attraverso la natura lo status della coppia. Sempre più lontani fisicamente, sempre più vicini alla fine. E’ un inseguimento di intenzioni e desideri l’amore, sembra suggerire il film. Forse, più che il piacere dell’istinto, la foga del momento, la relazione è costruita sull’amore per l’altro, la pazienza e l’attesa. Forse sembra volere dire pure questo.
Resta il fatto che l’inverno è sempre più freddo e gli sguardi ancora più distanti. I corpi congelati gridano di rabbia e rassegnazione ma nella testa i pensieri vanno altrove. Lui vuole possedere. Lei vuole essere accettata, e quindi amata. Lui non vuole, lei neppure. E così la sabbia si sostituisce alla neve, il sole alle nuvole e la storia mette un punto.

Un film che dice attraverso i silenzi e che descrive l’incomunicabilità con gli sguardi. Essenziale, controverso, amaro anche se qualcosa sembra già visto.

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