hideout

cultura dell'immagine e della parola

Pearl Jam – Do the Evolution

Gruppo: Pearl Jam
Canzone: Do the evolution
Disco: Yeld
Registi: Todd McFarlane e Kevin Altieri
Anno: 1998

L’evoluzione è violenza: specie animali meno evolute che vengono letteralmente divorate da quelle più evolute, l’uomo che con la tecnologia (clava e fionda) soppianta la scimmia, folli corse di cavalli selvaggi sostituite dalle corse mortifere dei carri armati di un fin troppo nazista esercito immaginario.
Admire me/ admire my home/ Admire my son/ he’s my clone.
La vanità è il motore che spinge un imperatore romano a mostrare al figlio i suoi schiavi che costruiscono un tempio, la stessa vanità che porta un imprenditore a mostrare al figlio i suoi operai, novelli schiavi di un novello dio, l’economia. Gli uomini d’affari si lanciano dai loro grattacieli, mentre palazzi sempre più alti sbucano dal suolo. In tutto questo evolversi, l’uomo non cambia, gira sempre intorno al suo fuoco: dio per gli uomini primitivi, icona del sole per gli indiani d’america, fonte di calore per i contemporanei homeless, o fuoco purificatore per i membri del Ku Klux Klan.

This land is mine/ this land is free/ I’ll do what I want but irresponsibly.
Nemmeno i bambini sono innocenti: il piede nudo che distrugge un formicaio è crudele quanto le bombe lanciate sui civili in guerra, una distruzione che piove dall’alto, senza nemmeno vedere i bersagli.
L’apice dell’evoluzione è un futuribile 2010, in cui gli uomini-clone vengono partoriti da grandi madri di metallo, dotati fin da infanti di un codice a barre (in questa economia l’uomo è il suo stesso prodotto), e schiavi perenni di un pc, che entra letteralmente dentro, in attesa che una pioggia di bombe metta fine a tutto.
Questa forma di evoluzione, la sfrenata corsa militar-tecnologica, porterà all’autodistruzione, e non ci sarà nessun eroe (Spider Man) o antieroe (Batman o Spawn) a salvarci.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»