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Salvi, per sopravvivere ancora

Salvi, per sopravvivere ancora

Quadri di vita chiusi in capitoli brevi, tante piccole scene di quotidianità che quattro personaggi, legati tra loro dall’amicizia e dall’amore, vivono con la sincerità del momento. Lorenzo ha appena iniziato a lavorare in una libreria, dove il grottesco si mescola alla serietà della cultura. Giampiero è stato lasciato dalla moglie, ha molti debiti con gli usurai e un amore unico per suo figlio, Mattia. Elisa studia per la tesi, è stressata dalle pagine dei libri ed immagina Lorenzo su un cavallo bianco e un mantello azzurro. Roberta è la cugina di Giampiero e ha tanto bisogno di un uomo che si prenda cura delle sue cicatrici.

Sto da cani, ultimo romanzo di Emiliano Gucci, racchiude una normalità sconvolgente, uno spaccato di realtà che possiamo vivere tutti i giorni al bar, o per la strada. Ma cosa rende interessante questo testo? Un linguaggio fluido, senza increspature, limpido e divertente? Ha tutte queste caratteristiche ma non soddisfa la domanda. L’attinenza e la particolarità del suo tessuto letterario, che si omologa perfettamente con una gradita letteratura fine anni Novanta alla Culicchia o a un primo Ammanniti? Anche questa peculiarità è un suo pregio, ma non lo distingue particolarmente da altri romanzi. L’eccezionalità di questo testo è la sua falsa immobilità narrativa. Cominciamo a leggere e, pagina dopo pagina, sembra che la storia scorra a ritmi già visti: non varia la posizione dei personaggi, non mantiene alta la suspence, non muta lo sfondo della scena. Abbiamo già visto tutto, potremmo già sapere quale siano le ultime frasi che chiuderanno il capitolo. Ma l’inganno non riusciamo a comprenderlo se non apriamo bene gli occhi.

Sono movimenti impercettibili quelli che Emiliano Gucci fa intraprendere ai suoi personaggi, e noi – come lettori – ci muoviamo con loro. Una normalità che ci appartiene e di cui siamo così assuefatti che non notiamo più neanche le sfumature. Ma proprio da quelle pagliuzze di cambiamento s’accende il fuoco dell’esistenza, di quella variabile infinita che ognuno di noi è potenzialmente soggetto ad essere. Una forte scarica elettrica ci attraversa quando ci rendiamo conto che la narrazione letta, quei gesti, quelle parole, non solo avremmo potute vederle in altri ma viverle in prima persona. «Sto da cani. Perché non vieni a salvarmi?». È un messaggio scritto da Lorenzo a Elisa, quando la sua vita sembra toccare il fondo e adagiarsi in una melma collosa. Una frase, ma anche una volontà: la voglia di avere uno slancio, insignificante forse, che serve a variare direzione a tutta una realtà. Non siamo di fronte a supereroi, sono e siamo persone normali, vuol far capire Emiliano, e magari anche quel piccolo mutamento, quando notato, è necessario a farci vivere. O sopravvivere meglio.

L’autore
Emiliano Gucci è nato nel 1975 a Firenze, dove vive. Ha lavorato come operaio, addetto alle vendite in un supermercato, cassiere per un’agenzia di scommesse, disegnatore di cartoons per il cinema e la televisione. Attualmente lavora in una libreria. Ha suonato e scritto canzoni, alcune incise su vinile, con le punk rock band Kerosene e Doo Doo Drivers. Per Lain-Fazi ha pubblicato i due romanzi Donne e topi (giugno 2004) e Sto da cani (febbraio 2006). Ha pubblicato diversi racconti, tra i quali ricordiamo Città in nero (Guanda, luglio 2006). Scrive soggetti cinematografici e sta lavorando alla sceneggiatura di Donne e topi con Jean Philippe Pearson.

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