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Il sacrificio e la dignità

Il sacrificio e la dignità

Il fulcro del disperato e intenso documentario di Michael Glawogger è l’uomo con il suo corpo. Con le mani tagliate, dure, ruvide, sporche e bagnate dal sangue. Con la pelle come il cuoio. Gli occhi pieni di lacrime secche e amarezza, bruciati dalle polveri. Le narici otturate dagli odori nauseanti. Le gambe che pesano come macigni, ingranaggi di una macchina perfetta. La schiena è piegata, le braccia sempre in movimento. L’uomo è il centro. Anche se ha perso la dignità. Anche se è stremato, avvilito, sottratto alla felicità e alla giustizia. L’uomo vive anche così. Dentro e fuori da una miniera. Sopra e sotto una fonderia. Respira i fumi. Vende cadaveri. Mastica zolfo. Guarda il cielo ma non vede oltre, non vede altro.

Workingman’s death è rabbia, disperazione e rassegnazione. Negli sguardi disillusi e assenti degli uomini incatenati al lavoro e alla fatica si intravede la tenacia di chi non si vuole arrendere, di chi ogni mattina risponde all’appello delle responsabilità per mantenere in qualche modo la famiglia. Quelli filmati da Glawogger sono uomini costretti e affamati, fieri e vivi. Abili artigiani della fatica, manovali della durezza.
Glawogger testimonia il dramma di questo precariato senza nascondere niente. Il suo è un occhio sempre aperto, guarda a tutto con attenzione, cura e rispetto. E’ scrupoloso quando si tratta di evidenziare la mancanza di sicurezza ed igiene, coraggioso nel mostrare le situazioni più cruente. Non risparmia niente. E’ un fiume di testimonianza, esplode di continuo senza rinunciare a nulla. Senza cascare nel tranello della commozione o della retorica, senza enunciare conclusioni moralistiche. Osserva, racconta e sintetizza con eleganza il sacrificio umano, la perseveranza dell’animo.

L’immagine comunica perché veicolata dal colore, la parola è marginale. Non si smarrisce alla ricerca di qualche colpo di scena perché non ne ha bisogno. Il corpo dell’uomo è il vero colpo di scena: sempre al centro e sempre frutto di emozioni per lo spettatore. E’ un corpo che si plasma e si fonde con i luoghi che occupa. Diventa la terra che calpesta, si modella con la roccia che spacca. E’ polvere e sangue. E’ un corpo che vuole sopravvivere, sempre in viaggio. Come lo spettatore.

Curiosità
A proposito di lavoro e diritti: International Labour Organization è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che dal 1919 persegue la giustizia sociale e il riconoscimento universale dei diritti umani nel lavoro. Nel sistema delle Nazioni Unite è l’unica organizzazione a struttura tripartita: lavoratori, imprenditori e governi vi sono rappresentati con pari dignità negli organismi esecutivi. La Costituzione dell’ILO fa parte dei trattati di pace della Conferenza di Versailles, alla fine della Prima Guerra Mondiale; la prima Conferenza internazionale del lavoro si tenne a Washington nell’ottobre del 1919. Gli anni tra la Prima e la Seconda guerra mondiale sono per l’ILO di intensa attività normativa: vengono adottate ben 67 Convenzioni e 66 Raccomandazioni, soprattutto in materia di condizioni e di orari di lavoro. Obiettivi e finalità dell’organizzazione vengono confermati e nuovamente definiti nel 1944 quando la Costituzione originaria è affiancata dalla cosiddetta Dichiarazione di Philadelphia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’iniziativa dell’ILO si caratterizza per il lancio dei programmi di cooperazione tecnica e per un deciso impulso alla promozione dei diritti umani, che culmina nella Dichiarazione sui principi e diritti fondamentali nel lavoro (1998). Nel giugno 1999 è stata adottata la Convenzione 182 che riguarda le peggiori forme di sfruttamento dell’infanzia.

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