hideout

cultura dell'immagine e della parola

Furti anarchici

Furti anarchici

Diego F.G. FarinaUno sente “Arsenio Lupin” e subito pensa a quel simpatico sbruffone dei cartoni animati giapponesi: un tipo bastardo ma leale, che ci sa fare con le donne, che ruba perché gli piace il rischio e la bella vita.

Poi leggi Alexandre Marius Jacob – La vera storia di Arsenio Lupin, e ti accorgi che il vero Lupin è qualcosa di diverso: simpatico sempre, cazzone anche. Ma con un piano ben preciso: sovvertire le istituzioni borghesi dal basso, mettendo in piedi un’organizzazione anarchica composta da decine di ladri che rubano solo a chi se lo merita. Cioè gli inutili borghesi che si sono arricchiti sfruttando il lavoro del popolo. Il paragone è un po’ facile, ma Jacob è una specie di Robin Hood sofisticato, che non si nasconde nei boschi ma sta in città, che ha letto Bakunin e sa mimetizzarsi nelle case opulente e di cattivo gusto del nemico che combatte.
Lupin III
Diego F.G. Farina ricostruisce la vita e le imprese di Alexandre Marius Jacob con un misto efficace di scientificità e fantasia, e con occhio obiettivo ma partecipe segue il proprio personaggio nella sua ascesa e caduta, iniziando dalla lunga requisitoria dell’imputato Jacob, alla sbarra con l’accusa di omicidio, rapina e organizzazione eversiva.

I capitoli si susseguono in un insieme di azione, violenza, analisi politica e sociale, ma c’è spazio anche per conoscere la vita privata di Jacob-Lupin e i suoi pensieri di anarchico. L’andamento del racconto ricorda quello del romanzo fouilletton, con il lettore continuamente sulle spine, a scalpitare in attesa dell’episodio successivo. Tutto ciò senza trascurare la scrittura, che sa essere pronta a plasmarsi per le esigenze di cronaca, assottigliandosi e facendo emergere i fatti realmente accaduti; e contemporaneamente Alexandre Marius Jacobsi carica di espressività nei dialoghi e nelle descrizioni del miserabile mondo che Jacob vuole rovesciare.

A emergere è alla fine una storia corale, fatta dalle voci dei ladri e degli outsider, degli sfruttati e dei perdenti, una sorta di ricostruzione anti-storica della parte della società che la Storia ufficiale ha sempre consapevolmente cercato di nascondere, tutta intenta com’era a celebrare il trionfo dei “valori” borghesi-occidentali e delle loro presunte conquiste.

In ogni epoca invece c’è sempre qualcuno che guarda avanti, come avesse gli occhiali speciali di Essi vivono di Carpenter, e sa vedere i vermi brulicanti di un corpo già in putrefazione, ma che ci si ostina a credere vigoroso e in perfetta salute.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»