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Sogni distorti a stelle e strisce

Sogni distorti a stelle e strisce

Il presidente degli Stati Uniti d’America, il giorno dopo la sua rielezione, decide per la prima volta di leggere un giornale invece di partecipare al solito briefing dei suoi consiglieri. Risultato: «Lo sapevi che esistono tre tipi di Irachensi (sic)? Ma lì non è come qua in America, dove bianchi, neri e ispanici si vogliono tutti bene…» oppure «Mi sembra che l’Iran e la Corea del nord non siano proprio come il Dottor Octopus e Magneto».
Joseph Staton, o forse dovremmo chiamarlo George, è il vero protagonista di American dreamz, quinta pellicola diretta da Paul Weitz, film che parte dall’idea di fare satira del mondo televisivo a stelle e strisce, e finisce ampliando il tiro a tutta la società americana, sottolineando come non si possa raccontare un programma tv senza parlare del suo pubblico. Bisogna ammettere che non è facile ironizzare su un mondo che già sembra la satira di se stesso, ma American dreamz ci riesce quasi sempre bene, certo con qualche alto e basso, ma con una comicità che al tempo stesso riesce a essere grassa e sottile, un mix tra quella alla American pie (di cui proprio Weitz è regista) e quella alla M.A.S.H. (id., Robert Altman, 1970).

Il sogno americano si arricchisce di una z, si distorce, diventa un’apparizione in tv. Che sia una giovane starlette o il presidente, tutti vogliono partecipare, diventare parte del circo mediatico. Chi non è in tv viene dato per perso, malato, pazzo. E così il potere sembra tutto nelle mani di Martin Tweed, il conduttore del programma più visto al mondo, interpretato da uno Hugh Grant perfettamente in parte, che fa scendere a compromessi anche l’uomo il presidente, pur di concedergli una partecipazione allo show. Il finale dimostrerà il contrario, perchè in fondo il sistema è più forte di tutto e di tutti.

Oltre a Grant, anche il resto del cast è perfetto per un film satirico: Dennis Quaid è stralunato quanto basta, Mandy Moore ironizza su se stessa (passata da cantante idolo delle teenager ad attrice di successo) e Willem Defoe è irriconoscibile e perfido.
L’ironia della distribuzione italiana (in poche sale e in un periodo certamente non consono ai grandi incassi), probabilmente farà si che il film sarà visto molto più al suo primo passaggio televisivo piuttosto che al cinema. Non c’è nulla da fare. Ancora una volta vince il sistema.

Curiosità
Paul Weitz ha dichiarato di aver scritto la sceneggiatura senza mai aver visto prima American Idol, il seguitissimo Saranno famosi d’oltreoceano. Gli interni nella Casa Bianca sono stati girati sullo stesso set del telefilm West wing.

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