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Germania 2006: telespettatori mondiali

Fischio d’inizio: incomincia la magia! Con una cerimonia iniziale degna del proverbiale buongusto teutonico, tra campanacci, danze bavaresi e orchestrine incespicanti, ha finalmente preso il via il Campionato Mondiale di Calcio 2006. Un’ondata di refrigerio soffice e fresca come la schiuma di una birra trappista sommerge finalmente anche noi italiani, ormai disabituati allo spettacolo che il sano giuoco del calcio sa a volte offrire.
Ancora frastornato dalle sublimi dichiarazioni di don Moggi secondo cui “noi della Juventus abbiamo agito così per contrastare i poteri forti”, il calciofilo di casa nostra si trova di fronte alla possibilità di abbandonare per almeno un mese il legal thriller in cui si trova immerso per godersi le deliziose giocate degli assi trinibagoniani, serbomontenegrini e arabosauditi. Il tutto attraverso lo schermo, perché coi tempi che corrono in pochi si potranno permettere dispendiose trasferte alemanne.

Noi di hideout abbiamo rispolverato le nostre lauree honoris causa in antropologia della Tv e abbiamo realizzato un pratico bestiario per classificare le abitudini delle diverse tribù di Telespettatori Mondiali 2006:

Il tradizionalista
È l’esemplare più docile e ingenuo. L’ultimo depositario dei segreti dei bei tempi andati, quando si era tutti più felici. Guarda esclusivamente le partite dell’Italia, espone un tricolore grande come il cencio del Palio di Siena sul balcone, mangia frittata di cipolle e fuma la pipa come Pertini. Naturalmente si sintonizza solo sulle frequenze Rai, e un po’ si inquieta perché le cronache a due voci lo confondono. Non vuole essere disturbato da nessuno e rifiuta l’idea che una donna possa tenergli compagnia da qui al 9 luglio. L’ultimo esemplare della specie è stato avvistato a Suno, in provincia di Novara, ed è stato posto sotto la tutela di LIPU e WWF.

L’hi-tech
Personaggio per molti versi antitetico al precedente. Il tifoso hi-tech è globalizzato e orgoglioso di esserlo. Lui vuole vedere tutte le partite in tempo reale e per essere sicuro di non perdersi neanche un attimo del Mondiale si è abbonato a un servizio internet che gli consente di connettersi con qualsiasi stadio in qualsiasi momento alla velocità di 18 terabyte al secondo. L’unico inconveniente è che deve sentirsi le telecronache in vulcaniano, ma lui afferma che ne vale la pena.

Il casalingo
Per quanto sinceramente innamorato del calcio, il casalingo mette gli affetti prima di ogni altra cosa. Mondiali sì, quindi, ma solo in compagnia dei familiari e degli amici più fidati coi quali condividere gioie e delusioni. Scelta nobile che però lo costringe a sorbirsi novanta minuti in compagnia della anziana madre che gli pone annosi quesiti quali: “Ma il portiere può fare goal?” e dell’amico Franco, che di calcio non ne capisce una fava ma a ogni palla persa ci tiene a urlare che i giocatori “sono dei fighetti pieni di soldi che pensano solo alle veline”.

Il tifoso da bar
Se il problema del casalingo è la scarsa preparazione calcistica di chi lo circonda, a rovinare la festa al tifoso da bar sono circostanze opposte. Uscito di casa con la speranza di godersi la partita davanti a un amaro Montenegro immerso in un’atmosfera allegramente folcloristica, questo esemplare di telespettatore si troverà suo malgrado coinvolto in una rissa nata da divergenze d’opinione sulle “modalità attraverso le quali la difesa a quattro deve mettere in pratica l’elastico quando le coperture passano dall’uomo alla zona”.

Il tifoso da pay-tv
«Costa un po’, ma il satellite ti fa vedere i Mondiali in modo esagerato».
Fedele a questo assunto, l’esemplare in questione ha comprato il pacchetto digitale più esclusivo e ricercato, quello che permette di gestire da casa la regia dell’incontro. Naturalmente ha anche montato il dolby surround 4+4+2 (11 altoparlanti,uno per ogni giocatore della nazionale) e un megaschermo al plasma da far invidia all’AVIS.
Purtroppo però perde tutto il primo tempo della partita a capire come funziona il menù [img4]per selezionare la visuale preferita, mentre il secondo tempo riesce a vederlo solo dalla telecamera installata nelle narici del quarto uomo.

Il creativo
Non disponendo del capitale necessario a permettersi SKY, ma volendo lo stesso vedersi tutte le partite, il creativo si ingegna con antennine e fil di ferro, cercando di carpire le frequenze disperse nell’etere. I più fortunati sono i tifosi lombardi, che riescono facilmente a intercettare le frequenze della Tv Svizzera, ma poi devono arrangiarsi con l’audio di una radiolina a transistor perché le telecronache degli elvetici farebbero disamorare del calcio anche Nick Hornby.

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