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Telefilm Festival: Spin-off

The O.C.Milano, 12 maggio 2006 – Dalla quarta edizione del Telefilm Festival sono emersi diversi spunti interessanti di riflessione. Però, prima di addentrarci in considerazioni, profezie e conseguenze che rimangono nella sfera della soggettività, è meglio mettere l’accento su alcuni dati, indubbiamente più oggettivi. Come ci insegna la serie Numb3rs, le tracce nascoste dai numeri sono infinite.
Grazie soprattutto alla giornata di domenica 7 maggio con la presenza di Benjamin McKenzie e Kelly Rowan, le stars di The O.C., la quarta edizione del TFF ha raggiunto quota 15 mila presenze. Un dato straordinario che va dritto spedito a rafforzare le tesi di partenza, fonti d’ispirazione per gli organizzatori: il telefilm è sempre più arte popolare; il telefilm sta vivendo la sua seconda golden age.
Come ha confermato Leo Damerini, fondatore dell’Accademia dei Telefilm, creatore del Festival e autore del Dizionario dei Telefilm, quando durante la presentazione di questa quarta edizione ha sottolineato l’importanza culturale dell’universo dei telefilm, senza dimenticarne l’importanza economica: «E’ un fenomeno che sta prendendo sempre più forma anche qui in Italia, infatti ricopre il 17% della programmazione televisiva. Negli Usa in tutto il 2004, l’industria ha fatturato 1,7 miliardi di dollari con un incremento del 40%, mentre il cinema 1,25 miliardi».
I telefilm si stanno sempre più installando sui nostri piccoli schermi. Dalla Rai a Mediaset, dal digitale terrestre a Sky, dai dvd ai dvx, il consumo di telefilm si sta allargando a macchia d’olio e coinvolge non solo flotte di adolescenti sognatori, ma pure giovani e adulti più o meno disperati, e più o meno nostalgici.
E tra un dato e l’altro, un telefilm e un dibattito, c’era pure Giorgio Buscaglia, responsabile Fiction di Rai Due che ha presentato buona parte della programmazione futura di Rai Due «Alcune prime visioni e le nuove stagioni più attese si alterneranno su Rai Due: Streghe (l’ottava stagione parte giovedì 8 giugno), Alias (la quinta stagione), NCIS (la seconda stagione), JAG (decima stagione), The dead zone (terza stagione), One tree hill (parte a striscia da settembre a settembre con le nuove stagioni, seconda e terza, precedute dalle repliche), Le cose che amo di te, Due uomini e mezzo (parte a striscia dal 3 giugno con la prima serie, in America è stata rinnovata per il quarto anno), Joey (spin-off di Friends, la prima stagione dal 3 giugno), LostDesperate Housewives (seconda stagione dal 18 settembre, mentre dal 25 luglio partono le repliche), Tutti odiano Chris (prima stagione), Senza Traccia (terza stagione), ER (dodicesima stagione, non più a settembre, ma a novembre, sempre in prime time come è stato fin dall’inizio). Nel 2007, invece, partiranno Criminal minds, Supernatural, Lost (la seconda stagione, che andrà prima a settembre su Fox), Cold case (la terza stagione), Numb3rs (la seconda stagione)». E, come da copione, Lost si è rivelato il programma più seguito dalla rete nel 2006.
La conferenza di chiusura del Festival, accantonati i ringraziamenti, ha riservato un posto anche al sondaggio organizzato per stabilire il telefilm preferito dell’anno. Queste le classifiche. Top seven stranieri: The O.C., Lost, CSI, Una mamma per amica, Streghe, Angel, House. Top seven italiani: Gente di mare, Ris 2, Distretto di polizia, Camera Cafè, Don Matteo, Carabinieri, La squadra.

Guest star: spirito giovanile

Cinque giorni (tre di Festival più due di conferenze stampa pre-Festival) sono pochi per conoscere una persona. Ma tenendo conto pure dell’esperienza dello scorso anno (evento svoltosi al Cinema Arcobaleno) si può tracciare un primo (ma superficiale) profilo di chi sta dietro a questa interessante manifestazione, assolutamente in fase di sviluppo. Consideriamo il Telefilm Festival come un SVS (show in via di sviluppo), che se gestito bene nel tempo, richiamerà sempre più fans e appassionati.
E’ molto positivo, innanzitutto, il fatto che il TFF sia organizzato da giovani. Non giovanissimi, certo, ma giovani con lo spirito giovanile che provengono direttamente dagli anni ottanta. I due Direttori Artistici Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, trasmettono spirito giovanile: dinamici, intraprendenti, intellettuali di nuova maniera, un po’ casual, un po’ chic. Ai piedi rigorosamente All Star. Dalle loro menti è nato il titolo di questa quarta edizione: “Quando Freud incontra Warhol – I telefilm sono (come e meglio di) una seduta di analisi”. Sono sempre loro che accomunano la pop-art di Warhol e Lichtenstein alla matrice della serialità, che nasce dal (e grazie al) cinema ma poi se ne distacca e diventa altro. Riflettono e traducono.C.S.I.
Ha lo spirito giovanile anche Antonio Visca, direttore responsabile del Telefilm Magazine, una rivista che esiste da poco (quasi due anni) ma che già si è ritagliata un discreto spazio nelle letture degli appassionati. A tutti gli effetti Telefilm Magazine è stata la prima rivista in Italia a parlare esclusivamente di telefilm. Un’impresa editoriale non da poco.
Un’atmosfera piacevole, spensierata, da festa. Anzi, da Festival. No panic e no stress, tante visioni e un clima amichevole, leggero. Ogni tanto facevi l’incontro con Andrea Pinketts (spesso ospite delle tavole rotonde), ogni tanto scambiavi qualche parere sull’episodio appena visto. E poi un caffè.
Bravi anche perché la location di quest’anno è stata più azzeccata di quella dell’anno scorso, più al centro di Milano. Più da Festival.
Ma attenzione a far finta che l’altra faccia medaglia non esista.
E’ sicuramente un bene parlare dei telefilm come nuova arte popular, perché di questo si tratta. Le migliaia di fans che si ritrovano su internet a commentare e condividere opinioni e ricordi, ad esempio, sono un fenomeno che va molto al di là del fanatismo. Esprimono il desiderio di comunicare.
Popular però non vuol dire trash. Tradotto in altri termini: non tutti i telefilm possono avere pretese di qualità, perché non tutti sono prodotti di qualità. E questa è una cosa da non sottovalutare. Come era sbagliato, fino a qualche anno fa sottovalutare la serialità, ora sarebbe oltremodo sbagliato accentuarne la qualità.
Ecco perché occorre, e qui mi rivolgo a chi possiede lo spirito giovanile, una riflessione costante e sincera di quello che i Telefilm rappresentano e rappresenteranno nell’immaginario collettivo. Le fans-fiction a volte questa sincerità la trovano, e pure gli intellettuali del sistema. Basta volerlo.
Il telefilm è un prodotto seriale che spesso s’incontra con la qualità, elemento imprescindibile. In questo la critica può ancora fare molto. Entrare in contatto con una realtà da tradurre, senza snobbarla, sottolineando le tante note positive di un fenomeno sempre più a rischio di commercializzazione.
[img4]Stanno arrivando troppe serie, una dietro l’altra. Troppo lunghe (?). Neppure l’occhio meglio allenato riuscirebbe a starci dietro con spirito giovanile e critico. Bisogna gestire questa golden age, invece di battere il chiodo finché è caldo. Poi è ovvio che crescono i nostalgici.
Apriamo le porte alla riflessione seriale. Affidiamoci all’Accademia dei Telefilm. Apriamo le porte ad un universo che va tutelato perché altrimenti rischia di essere frainteso, lost in translation. Che rischia di essere una fiammata o poco altro.

All’anno prossimo. Homer e la sua famiglia, durante il quinto Telefilm Festival, festeggeranno il loro 400° episodio. Forse.

Diane, sono l’agente Cooper.
Il caso è chiuso.
Tra due giorni sarò a casa.
Prepara le valigie che andiamo a farci una vacanza.

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