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Il triangolo sì

Il triangolo sì

“Tratto da una storia vera”, questa è la strana sorte che tocca a una pellicola frutto di un soggetto, rielaborato per l’occasione da Francesco Piccolo, che pare totalmente inventato quando invece è assolutamente realistico: la poetica corsa di Mimì Rendano, nella realtà Domenico Gargano, tanto innamorato quanto sognatore, alla perenne ricerca di una «felicità solo felice», cioè non sporcata da un’ombra di opportunismo che possa aver spinto la sua amata ad appoggiarsi a lui.

Le Iene Luca e Paolo, tornati al cinema dopo alcuni anni passati a deliziare esclusivamente le platee televisive e dei teatri d’Italia, riprendono esattamente dove avevano interrotto il loro conflittuale, ma piacevole, rapporto con il grande schermo: anche sei anni or sono con Tandem (Lucio Pellegrini, 2000) avevano parlato di un’amicizia, la loro, e di due storie d’amore molto particolari, mentre nel precedente E allora mambo! (Lucio Pellegrini, 1999) avevano utilizzato il titolo di una canzone di successo, dando vita a quel che più gli si addice, cioè una serie di gag e scene ai limiti del non sense. Questa volta si sbarazzano, o quasi, di tutti i vezzi da comici che li contraddistinguono: comicità surreale e battuta esplosiva e sempre pronta, riescono a confezionare una pellicola abilmente coadiuvata da un regista esordiente come Giovanni La Parola, il quale li culla nella loro solitudine recitativa, li rende i protagonisti assoluti, di una sorta di monologo a due in un continuo botta e risposta intercalato dall’abile intrusione di Sabrina Impacciatore (Ketty), attrice teatrale misurata nel non offuscare la vis comica dei due comici genovesi e abilissima nel ruolo di moglie e madre che l’ha contraddistinta sin da L’ultimo bacio (Gabriele Muccino, 2000).

Il film riesce, fra molti alti e rarissimi bassi, a rendere, nella sua dimensione spazio temporale sospesa, la vicenda di questo rapporto di forma “triangolare”: da un lato l’amicizia sui generis fra Matteo, avvocato spilorcio, e Mimì, l’inguaribile sognatore, e l’amore che unisce quest’ ultimo a Ketty. Una storia vera che fa sorridere e riflettere sulla fragilità e la forza degli uomini.

Curiosità
Il film è tratto dal racconto ispirato da una storia vera, Il caso Gargano, racconto all’interno del volume Signor giudice chiuda un occhio di Armando Cirillario.

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