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cultura dell'immagine e della parola

Panegirico della sfiga

Cliente: Anica
Prodotto: Campagna antipirateria
Agenzia: Editoriale Duesse
Ideazione: Antonello Sarno
Anno: 2006

Basso costo, scarsa qualità, poco rispetto per il cliente. Non stiamo parlando di un dvd pirata, bensì del nuovo spot realizzato proprio per cercare di contrastare il mercato della pirateria video. In visione nei multisala dal 24 marzo, ha come protagonista un ragazzo che, per conquistare una coetanea, le mostra un dvd pirata. Come tutta risposta lei se ne va additandolo come “sfigato”. Da “criminale”, come nel precedente spot, chi compra dvd pirata è quindi diventato uno “sfigato”. Se il primo spot veniva accolto al cinema da sonori boati di disapprovazione, questo viene definitivamente coperto dalle risate degli spettatori. I motivi? Sono così tanti che per non fare confusione è opportuno stilare un elenco.

Il giovanilismo per forza. “Sfigato” è un termine obsoleto e totalmente fuori luogo in una campagna istituzionale, e finisce per provocare istintivamente la risata.
La recitazione. Nel comunicato stampa viene dichiarato l’uso di attori non professionisti. Si vede.
La regia. Sembra improvvisata: zoomate, movimenti imprevedibili. Altro tentativo – fallito – di uno stile pseudogiovane.
L’ingenuità. Per la realizzazione del video pirata, è stata modificata l’immagine di un film sfuocandola e decentrandola. Tralasciando il fatto che mediamente la qualità dei video pirata è più che sufficiente, in ogni caso non credo che si siano mai verificati problemi video di quel tipo.
La sceneggiatura. La ragazza all’inizio sta studiando, poi lui le chiede di guardare un film. Quindi evidentemente non era andata lì per quello. Nella scena dopo lei gli rimprovera di averla invitata a casa sua per vedere un film pirata. Almeno un minimo di coerenza.
La negatività. Possibile che per convincere un ragazzo lo si debba sempre accusare? Che sia “criminale” o “sfigato”, il concetto cambia poco. Non si potrebbe provare a raccontare quanto sia bello vedere un film su un grande schermo, nella magica atmosfera di un cinema, piuttosto che pagare poco di meno per comprarlo per strada e guardarlo in casa?
Il target. Lo spot viene fatto vedere al cinema prima dell’inizio del film. [img4]Significa che chi lo vede ha pagato un biglietto e in quel momento è il più lontano possibile dall’essere un pirata. O forse dopo averlo visto sarà più tentato dall’esserlo. In fondo guardandoselo a casa non sarà costretto a sorbirsi spottoni accusatori. In fondo scaricandoselo da internet non dovrà nemmeno finanziare il mercato nero legato al cinema. In fondo essere “sfigato” non è poi così male.

Sembra abbastanza per uno spot di trenta secondi. Se ancora non bastasse, alla fine del video viene comunicato che il tutto è nato da “un idea” di Antonello Sarno. Si, proprio “un idea”, senza apostrofo. Degna conclusione per una campagna pubblicitaria inutile e irritante.

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