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Metamorfosi femminili

Metamorfosi femminili

Come una sorta di Giano bifronte, il film di Curtis Hanson si mostra con due facce così antitetiche da rendere dissonanti persino i profili stilistici che contrassegnano primo e secondo tempo.
La prima parte della pellicola, infatti, procede sui binari consolidati della commedia brillante, ma di marca troppo verbosa per risultare efficace, mentre la seconda parte tenta di ripercorrere le vie spericolate e maliziose di Sex and the city, ma senza mordere la strada con sufficiente sarcasmo e ironia come accade nella nota serie televisiva.

Il risultato è un ibrido che non riesce a decollare se non verso il finale del film, quando i modelli femminili, quelli della provocante e vagabonda Maggie (Cameron Diaz) e dell’inibita ma professionalmente realizzata Rose (Toni Collette), superano gli stereotipi classici addentrandosi nel rapporto non codificato fra due sorelle che di lì a poco vedranno i loro ruoli quasi invertiti, con la sfaccendata Maggie che acquisirà più responsabilità e Rose che ritroverà la stima di sé e la voglia di vivere.
Questo, che è il momento più riuscito di In Her Shoes, si traduce anche in una Toni Collette che molto prima del finale ruba vistosamente la scena a una Cameron Diaz non certo smagliante come in Tutti pazzi per Mary (There’s Something About Mary, Bobby e Peter Farrelly, 1998). Intendiamoci, la dirompente carica sexy dell’attrice californiana rimane intatta da allora, anzi, forse acquista in maturità, ma la Diaz, inserita in un contesto drammatico, non può che cedere le armi di fronte a una più versatile Toni Collette, che interpretando Rose sfodera un repertorio, dal drammatico al leggero, che poche altre attrici potrebbero annoverare.
Dal punto di vista della regia, invece, calma piatta in entrambe le fasi del film. Eppure Hanson è diligente nel comporre le scene, ma fin troppo didascalico, sino a diventare scolastico e comunque mai determinante nel sottolineare le metamorfosi caratteriali delle due sorelle. Di questo si incaricherà la bravissima Toni Collette, che porterà sulle proprie spalle, fino alla fine, tutto il carico significante del film.
Per il resto, il regista di Reno, in vari momenti, cercherà di cimentarsi nell’improbabile tentativo di emulare alcuni dialoghi metropolitani in stile Woody Allen. Ma davvero con scarso successo, come spesso accade quando si tenta di imitare un genio.

In fondo a In Her Shoes, quindi, ci si chiede dove siano finite le accese tensioni espresse in L.A. Confidential (1997) o in 8 Mile (2002), che l’autore aveva mostrato di padroneggiare con notevole efficacia in un recente passato. La risposta più semplice è forse che il genere della commedia brillante non sia il terreno più adatto alle capacità di Hanson, il quale, probabilmente, ha bisogno di scenari più ruvidi, certamente meno patinati, per esprimersi al meglio.

Curiosità
Il film di Curtis Hanson è tratto dal romanzo best-seller di Jennifer Weiner In Her Shoes, pubblicato in Italia con il titolo A letto con Maggie, edito da Piemme.

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