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Bentornata Jane Fonda!

Bentornata Jane Fonda!

Dopo quindici anni di assenza dal set torna al lavoro, diretta dal regista di La rivincita delle bionde (Legally Blonde, 2001) Robert Luketic, la mitica ex Barbarella Jane Fonda.
Classe 1937, coraggiosa e controcorrente nella vita (da sempre impegnata nel sociale e antimilitarista), indimenticabile protagonista di film che hanno segnato la storia del cinema e del costume (A piedi nudi nel parco – Barefoot in the Park, Gene Sacks, 1967 -, Barbarella – id, Roger Vadim, 1967 – Una squillo per l’ispettore KluteKlute, Alan J. Pakula, 1970 -, Sul lago doratoOn Golden Pond, Mark Rydell, 1981 – tra i molti), la figlia di Henry Fonda per il suo ritorno sul grande schermo sceglie di calarsi, con molta autoironia, nei panni della suocera cattivella e insoddisfatta che non vuole proprio lasciare in pace la nuova compagna dell’amato figliolo.
Tra battibecchi, ripicche, tentati avvelenamenti, perfino schiaffi (fantastica la scena nella quale Jane Fonda e la Lopez si schiaffeggiano a più riprese), giochetti sporchi e vendette, Quel mostro di suocera ripropone il tipico schema, da sempre molto usato dal cinema, del «catfight» (combattimento tra donne) e soprattutto quello, ancor più vecchio, della rivalità tra nuora e suocera.
Una battaglia senza esclusioni di colpi che ricorda molto da vicino quella, in versione maschile, di Ti presento i miei (Meet the Parents, Jay Roach, 2000): ma in quel caso gioco e ritmo erano ben retti non solo dal grande De Niro, ma anche dall’altrettanto in gamba Ben Stiller. Qui invece è solo Jane Fonda che infonde brio e verve al film, altrimenti piattissimo, perché la sua co-protagonista Jennifer Lopez, da sola, non riesce neanche a riempire la scena (sconforta così vedere nei titoli di testa prima il nome della Lopez e poi quello di Jane Fonda).

Scialba è infatti l’interpretazione della bambolona portoricana J. Lo., la solita brava, onesta ragazza e cenerentola innamorata di Prima o poi mi sposo (The Wedding Planner, Adam Shankman, 2001), Un amore a 5 stelle (Maid in Manhattan, Wayne Wang, 2002), Jersey Girl (id., Kevin Smith, 2004) e Shall we Dance? (id., Peter Chelson, 2004). La solita J. Lo. tutta curve e niente espressione che sa solo mostrare «il suo didietro più bello del mondo» scherzandoci sopra mentre si prova un vestitino troppo piccolo per «lui».
Peccato per questa bruna sbagliata, perché per il suo film d’esordio La rivincita delle bionde il giovane regista Luketic non aveva sbagliato un colpo e una scelta. Dirigendo l’affiatata coppia Reese Witherspoon – Selma Blair era infatti riuscito a fare una commedia spassosissima, cult per fashion victim bionde e brune.

Come in La rivincita delle bionde, Luketic riesce anche qui a rappresentare e portare sullo schermo con molta disinvoltura e ironia l’atmosfera e il tran-tran di quella Los Angeles da sogno fatta di ville stupende, party, boutique, macchine di lusso e belle signore ormai sedimentata nel nostro immaginario e dalla quale la povera Charlie di J.Lo si sente ed è esclusa.
E a Robert Luketic va soprattutto il merito di aver riportato sul set questa strepitosa Jane Fonda, perfetta primadonna. Ma la sola Jane Fonda, purtroppo, non basta a fare di questa commedia una bella commedia.

Curiosità
Il titolo originale del film Monster-in-law è la deformazione di mother-in-law (suocera in inglese). Proprio in questi giorni esce in Italia per Mondadori l’autobiografia di Jane Fonda La mia vita finora (originale My Life so Far, Random House).

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