Casalinghe disperate, crepuscolo dei reality
Ho avuto una visione, fratelli.
Sì, io ho avuto una visione e oggi vengo tra voi, pecorella tra le pecorelle del gregge televisivo, per condividere questa novella meravigliosa!
Ascoltatemi, fratelli, perché anche io ero cieco e perduto. Eppure ora vedo: la luce del teleschermo mi inonda le pupille!
Vagavo da tre giorni nel deserto, senza trovare acqua, e già Maria De Filippi mi si accostava per tentarmi con i suoi giovani ballerini. E Ciccio Graziani, portatomi sull’alto della collinetta di San Siro, mi diceva: «Un giorno calcherai anche tu quell’erba verde, se ti unisci ai miei Campioni».
Ma io fuggii, fratelli! Corsi fino a consumarmi le scarpe e fu allora che apparve davanti a me. Non era un cespuglio infuocato, non un mare spalancato. Era – più modestamente – una fiction: Desperate Housewives (Raidue, lunedì, ore 21).
Il mio cuore però dubitava. La televisione cui ero abituato era di tutt’altro genere.
Dissi: «Come posso avere fede in un prodotto così artefatto? Qui ogni cosa accade al momento giusto e ogni personaggio è perfettamente delineato e coerentemente rappresentato. Dov’è la gente vera? Dov’è finita la realtà che attraverso il tubo catodico ci emoziona?».
E così digiunai quaranta giorni e quaranta notti, perché il mio spirito fosse puro. E infine venne un movimento della macchina da presa: un carrello laterale che passava da una stanza all’altra, attraversando i muri e mostrando tutte le protagoniste. E poi un altro movimento: un carrello verticale che emergeva da lenzuola di letti sempre diversi.
E fu allora che capii di trovarmi di fronte alla Metafora di una Tv meravigliosa.
Quella che il regista stava costruendo davanti ai miei occhi era una casa di bambole e come tale andava interpretata. Era una finzione esibita, una costruzione palesata, una macchina da intrattenimento orgogliosamente denudata. E questa visione mi provocava piacere e mi toglieva il fiato!
Sì, nulla di quello che vedevo era vero, eppure tutto era funzionale alla trama.
E che trama fratelli! Una storia avvincente fatta di amori, dolori, tradimenti, ipocrisie, psicofarmaci, omicidi e divorzi. Tanti anelli di una catena, ognuno perfettamente ancorato al precedente e al successivo da brividi e risate.
Cantate con me, fratelli! Alleluja!
Per un cast ineccepibile, che ci dona l’algida simmetria del volto di Marcia Cross, la comica goffaggine di Teri Hatcher, la tenera nevrastenia di Felicity Huffman e l’irriverente sex appeal di Eva Longoria.
ALLELUJA!
Per un intreccio originale sostenuto da un ritmo narrativo vertiginoso.
ALLELUJA!
Per i dialoghi pungenti e le battute ficcanti.
ALLELUJA!
Per una regia che quando vuole stupisce, ma che sa anche mettersi al servizio di quello che gli sceneggiatori ci vogliono raccontare.
A-A-ALLELUJA!
In verità vi dico: i tempi stanno per cambiare.
Forse le casalinghe disperate sono il primo segno, fratelli! Forse i reality show si avvicinano al tramonto!
Le talpe e i famosi sull’isola stanno già vivendo il loro castigo: essi bevono latte e sangue, deperiscono in tetre caverne e sprofondano nelle sabbie mobili.[img4]
È giunto il tempo di metterci in cammino.
Perché noi, fratelli, abbiamo avuto una visione.
E finalmente non abbiamo più bisogno di Floriane che ci dicano: «Io sono una persona vera» o di Dolcenere che ci raccontino i fatti loro!
No, fratelli, io vengo a dirvi che insieme attraverseremo questo deserto e lo faremo sorretti dalla forza della finzione!
L’artificio sarà la nostra dolcissima manna! La messa in scena la nostra oasi prosperosa!
Orsù, incamminiamoci!
E lungo la via teniamo alti i nostri cuori, perché su Raidue qualcuno ci ama!
Sì, fratelli, qualcuno inventa per i nostri occhi i nuovi mondi che è bello guardare!
Ancora una volta, tutti insieme: ALLELUJA!
A cura di Marco Valsecchi
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