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L’esperimento socialista di Allende

L’esperimento socialista di Allende

Finalmente un film che ci aiuta a crescere, civilmente, intellettualmente e democraticamente, ripercorrendo le tappe fondamentali della vita privata e politica del socialista Salvador Allende, Presidente del Cile sino al 1973. Anno in cui, l’11 settembre – una data ormai emblematica per gli attacchi portati alle democrazie di ieri e di oggi – Allende venne spodestato con la forza dalla sua carica istituzionale mediante un colpo di stato istigato ed eterodiretto dagli Usa, precisamente da Richard Nixon, allora Presidente degli Stati Uniti. Il quale, nelle sue ossessive giaculatorie anti-Allende veicolate nella Casa Bianca dinanzi ai suoi collaboratori, non trovava di meglio che definire il fine politico e intellettuale cileno come un “figlio di puttana”, la cui ascesa al potere doveva essere contrastata strozzando l’economia del Cile. Una manovra che prevedeva l’infiltrazione di agenti della CIA nel territorio cileno e il finanziamento occulto, a suon di milioni di dollari, della destra politica di quel paese, come era già avvenuto in Italia, a favore della Democrazia Cristiana e del Vaticano, al fine di contrastare le fortune politiche del Partito Comunista Italiano.
Affermazioni, fatti e circostanze, corroborate da testimonianze dirette, foto inedite e filmati, che il regista Patricio Guzmán propone con massima puntualità in questo documentario-inchiesta che ricorda lo stile narrativo di Francesco Rosi, salvo per l’apporto di fiction che in Salvador Allende risulta completamente assente.
Ma al posto della fiction, Guzmán, diversamente da Rosi, innerva il proprio itinerario documentaristico di percorsi intimistici che si risolvono in numerose soggettive, atte a esprimere un amore assoluto, addirittura viscerale per la terra da cui si autoesiliò rifugiandosi in Francia dopo il golpe del generale Augusto Pinochet.
Già all’inizio del film, infatti, di propria mano, il regista scrosta certi vecchi muri per ritrovarvi, ansiosamente, disperatamente, la memoria perduta del sogno socialista di Allende. E come un Proust in versione on the road inizia la sua recherche ritrovando dei vecchi murales cileni, alcuni dell’artista Sebastian Matta, pulsanti di passione politica e di un’intensa carica poetica non solo riferita all’amicizia di Allende con Pablo Neruda, ma che trova il suo paradigma nella splendida poesia recitata nel finale del film.
Una pellicola intensissima, insomma, sapientemente composta da ciottoli di memoria, da impulsi poetici e da puntuali contributi di repertorio – tra i quali l’importante intervento di Fidel Castro a sostegno di Allende – che mano a mano vanno a ricomporre l’identità violata di un intero paese. Un’identità che alcuni cileni, ancora adesso, hanno timore di far riaffiorare. Chiudendo la porta in faccia agli inviti alla memoria rivolti da Guzmán. Come se questi rappresentasse un corpo estraneo, una spina dolorosa di quella “illusione socialista” che per molti prende il nome di Salvador Allende. Cosa che si può comprendere perché la violenta e sanguinosa dittatura di Pinochet è storia solo di ieri. Le ferite, quindi, non sono ancora rimarginate e il lungo cammino del Cile verso una piena democrazia è solo all’inizio.
Patricio Guzmán, che ora vive a Parigi, questo lo sa benissimo. E proprio per questo, da quasi quarant’anni, oltre all’attività di docente svolta in diverse scuole di cinema, continua la sua fitta produzione di documentari storici e politici incentrati sul Cile di Salvador Allende per «L’urgenza», dice l’autore, «di ritornare a quest’uomo atipico, rivoluzionario e fanatico della democrazia fino al punto di suicidarsi, per ovvie ragioni, ma anche per la sua crudele attualità».

Note biografiche e sul film
Patricio Guzmán, nato a Santiago del Cile l’11 agosto del 1941, ha studiato alla Scuola ufficiale dell’Arte cinematografica a Madrid. Imprigionato al tempo della dittatura di Pinochet, si rifugiò a Parigi dove tuttora vive. Tra le sue opere più importanti va ricordata la trilogia di cinque ore La batalla de Chile sul periodo conclusivo del governo di Salvador Allende.
Nel 2004, il documentario Salvador Allende ha riscosso un premio come Miglior Documentario al Festival di Lima ed è stato presentato nella selezioni ufficiali dei Festival di Cannes e Locarno.

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