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Le case non uccidono le persone

Le case non uccidono le persone

Amityville horror non è decisamente un film originale, ma contiene in modo esemplare tutti gli ingredienti di cui e’ fatto e rifatto il cinema horror. Innanzitutto c’è una casa stregata, con tutto quello che necessita: una scala di legno scricchiolante tra il primo e il secondo piano, una cantina fredda e piena di vecchi e all’apparenza innocui oggetti, una grande finestra su un orizzonte liquido, un piccolo molo. Poi c’è la solita famiglia felice americana, madre con nuovo compagno (causa marito tristemente deceduto), tre figli, un cane. I poverini, che evidentemente di film horror non ne hanno visti abbastanza, trovano una bellissima casa a un prezzo stile Offerta Ipercoop, e, ignari, ci vanno ad abitare. In pochi giorni tutto cambia: il Maligno inizia a manifestarsi e i protagonisti avranno ventotto giorni per rendersi conto di cosa sta accadendo e scappare.

Nel corso del film troviamo tutti i tòpoi del genere: voci misteriose, fantasmi, bambini che comunicano con l’aldilà (citazioni?), una vasca piena d’acqua da cui si rischia di essere risucchiati, un’ora-simbolo in cui le presenze riacquistano vita (le 3:15, per la cronaca), un prete / esorcista, e ancora molto altro. Si tratta di un film piuttosto modesto, la trama è lineare e i meccanismi della paura si servono del campionario di elementi sopra accennati, coadiuvati dal solito prepotente uso del sonoro. In ogni caso la pellicola si configura come un onesto remake dell’omonimo film del ’79, che a sua volta era ispirato ai fatti di cronaca del 13 Novembre ’74, quando Ronald De Feo sterminò la sua famiglia proprio nella casa in questione, a Long Island. Proprio questa vicenda è richiamata da un rapido prologo, dopo di che l’azione si sposta a narrare nel dettaglio l’insediamento della famiglia Lutz e il risveglio di sofferenze sepolte.

Interessante, anche se non sviluppato, il concetto per cui «Le case non uccidono le persone. Le persone uccidono le persone», in bocca al protagonista maschile, il più colpito dalla maledizione che opprime la casa dalle fondamenta, e purtroppo poco approfondita anche la descrizione psicologica della disgregazione della famiglia. Tuttavia il film ha ritmo e qualche momento di vera tensione, sostenuto dagli effetti speciali di cui non abusa. Notevole Ryan Reynolds per la prestanza fisica.

Curiosità
Per chi volesse appofondire, i fatti realmente accaduti sono raccontati nel libro Orrore ad Amityville (ed. Sonzogno). Esiste anche un Amityville italiano, Amityville II – the Possession (Damiano Damiani, 1982).

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