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Sangue, sesso e…nient’altro

Sangue, sesso e…nient’altro

Tanto per avere fin da subito le idee chiare, Dead doll rappresenta il modo peggiore per sviluppare un’intuizione di base tutto sommato decente. Uno psicopatico geloso e possessivo che, subito dopo aver ucciso la fidanzata, decide di “immortalarla” nel corpo di una bambola. Questa, ospitando l’anima della ragazza, inizierà un gioco di allucinazioni e seduzioni, spingendo ,di volta in volta, le vittime di turno a commettere ogni sorta di crimine, per poi portarle inevitabilmente alla morte. Uno schema che si ripete in modo ridondante per tutti gli ottanta minuti della proiezione. Cambiano i giocatori, ma il gioco è sempre lo stesso; e, ovviamente, dopo qualche minuto ha già stufato. Un pastone condito solo ed esclusivamente di sesso e violenza, che si sviluppa nella più totale piattezza. L’ossessiva riproposizione di questi due temi sconfina fin da subito nel triviale e nell’inopportuno. Inoltre siamo di fronte a un film sterile, incapace di creare emozioni, in quanto è troppo inverosimile e poco credibile la rappresentazione della perversione di cui cadono vittime i protagonisti; questi ultimi, animati solo e unicamente dall’istinto sessuale, totalmente privi di sentimenti e valori, finiscono con l’apparire essi stessi come bambole. Come ci si può aspettare che uno spettatore ricavi un qualsiasi tipo di stimolo nel vedere la tragica – in molti casi ridicola – fine di questi personaggi?

Etichettato come horror, Dead doll risente dell’assenza dell’ingrediente fondamentale; la suspense, infatti, manca del tutto in quanto lo svolgimento dei fatti è scontato e prevedibile, mentre l’incapacità di stabilire un legame empatico tra lo spettatore e i personaggi stronca sul nascere qualsiasi sentimento di apprensione nei confronti degli improbabili protagonisti. Dead doll riesce sicuramente a essere macabro, ma fallisce clamorosamente nel tentativo di impressionare il pubblico. Ad aggravare una situazione già disperata contribuiscono la recitazione scadente da parte degli attori, unita alla scarsa qualità del doppiaggio nella versione Italiana.
Le scelte stilistiche passano senza soluzione di continuità dall’uso di campi lunghi e inquadrature fisse alla Kubrick, a espedienti più classici quali il campo / controcampo. La presenza massiccia di flashback e passaggi onirici ben riusciti non basta a risollevare le sorti della pellicola, il cui livello resta pesantemente basso.

Merita una notazione a parte la colonna sonora, che ricalca i motivetti dei vecchi videogames degli anni ottanta e, con le sue note acute e stridenti, si dimostra pienamente azzeccata nel contesto.
Tuttavia, la valutazione complessiva della pellicola non può che essere gravemente insufficiente, e a tal proposito c’è poco altro da dire; la storia del cinema ha regalato numerosi esempi di come si possa realizzare un ottimo film nonostante la scarsità di mezzi economici e competenze professionali; purtroppo, però, non si può certo dire che questo sia il caso di Dead doll.

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