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cultura dell'immagine e della parola

Chi riporterà in vita Laura Palmer?

Pioggia autunnale, controesodo, il campionato di serie A alle porte. L’estate fugge via.
Televisivamente parlando, l’ennesima estate mediocre. D’altra parte è sempre così, forse non può essere altrimenti. Programmi pensati per riciclare a basso costo vecchi successi (Paperissima sprint), qualche nuova serie che presto dimenticheremo (Everwood, Summerland), repliche di dubbia qualità (Dark Angel, Roswell, I ragazzi della prateria), nuovi eroi ancora da rodare (Dr. House Medical Division).
Credo che l’agosto serva a questo. Come l’araba fenice la Tv estiva si riduce in cenere. L’obiettivo è darci l’impressione, a settembre, che il teleschermo rinasca più bello di prima.

Quest’anno, però, il meccanismo rischia di incepparsi (quantomeno agli occhi di qualche fortunato insonne). La colpa è tutta di quel geniale guastatore che chiamiamo Enrico Ghezzi.
Non pago di averci ricordato per anni che il grande cinema esiste, resiste e funziona benissimo anche sul piccolo schermo, il Ghezzi ha scelto proprio l’estate per riportare davanti ai nostri occhi lo spettro di quello che la televisione potrebbe essere se sapessimo meritarcelo.
Dal 6 al 20 agosto, dal cilindro senza fondo di Fuori Orario (Raitre, terza serata) è infatti emerso il cadavere livido di Laura Palmer, reginetta di bellezza e ultima depositaria de I segreti di Twin Peaks.
Ora, tessere le lodi del serial ideato da David Lynch e Mark Frost a quattordici anni dalla sua prima messa in onda italiana (era il 9 gennaio 1991) potrebbe apparire come una scelta fuori tempo e fuori luogo (sicuramente fuori orario).
Eppure, nelle trenta puntate recentemente replicate, si cela una lezione che non abbiamo imparato. Tra continue citazioni musicali, artistiche, cinematografiche ed esoteriche, la televisione ci è stata svelata nelle sue finzioni e in tutta la sua potenza linguistica.
Perché Twin Peaks, per chi riesce ad andare oltre la narcosi da prime time, rimane un monito. La dimostrazione empirica che un originale televisivo può esistere, che il medium più diffuso al mondo non è solo un cinema di seconda visione o una vetrina. È uno strumento che ci fa vedere lontano e soprattutto in profondità.

Non si può spiegare Twin Peaks a chi non lo ha visto (e forse questo salverà la nuova stagione televisiva). Si può solo tentare qualche suggestione. Lasciare degli indizi del tutto simili a quelli che gli spiriti della foresta disseminano nei luoghi più ambigui della cittadina americana e che l’agente Dale Cooper (un immenso Kyle MacLachlan) non riuscirà mai a comprendere se non perdendo l’anima.
Twin Peaks è la prima e unica soap opera tridimensionale, forse il solo prodotto televisivo realmente metatelevisivo, in quanto capace di portare in scena il visibile ma anche quello che sta oltre e che non potremo mai spiegarci. Il conscio e l’inconscio.
Twin Peaks è la città dell’immaginario popolata dai personaggi della nostra mitologia contemporanea: i fantasmi di Hitchcock (La donna che visse due volte), Buster Keaton, Fred Astaire e James Dean, ma anche Miss America, gli amori e gli intrighi di Beautiful e Dallas, le luci di Broadway e le paranoie di Charles Manson e Aleister Crowley.
Twin Peaks è l’America della Tv, l’America che si esporta nel mondo a colpi di fiction, con le sue magie e la sua oscurità insondabile. L’America che ha fatto innamorare di sé anche noi italiani e che a tratti ci mostra le sue necrosi nascoste da pennellate di fondotinta.
Enrico Ghezzi lo sa. E sadicamente ce lo ha ricordato proprio in agosto, alla vigilia di una nuova stagione televisiva.
Per chi ha saputo coglierlo, il seme del dubbio è stato gettato. Forse l’araba fenice ci sembrerà un po’ meno luminosa quest’anno.

A settembre Raidue ci proporrà Lost, la serie statunitense che mi dicono essere l’evento televisivo dell’anno. La7 punterà su L Word e Deadwood, anch’esse salutate come perle di grande valore, mentre Mediaset giocherà sul sicuro con la nuova serie di O.C. e l’inedito C.S.I. New York.[img4]
Personalmente, non vedo altri concorrenti significativi: un Bonolis con le scarpette da calcio, un Pupo schiacciato da pacchi troppo pesanti per le sue esili spalle, e poi talk-show, reality-show, reality-shock e sciocchezze.
La domanda resta una sola: ci sarà qualcuno in grado di riportare in vita Laura Palmer e la sua straordinaria complessità?
Nel dubbio continuo a custodire nel comodino le otto preziose videocassette dove stanno rinchiusi Bob, l’agente Cooper, il Nano e il Gigante, la Loggia Nera e la Loggia Bianca. Le considero un rifugio.
Sapete, dopo aver rivisto l’ultimo episodio della serie, questa notte, ho avuto gli incubi.
Mi succederà anche in autunno?
Ci spero.

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