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cultura dell'immagine e della parola

Una favola per adulti

Una favola per adulti

Il coraggio di sperimentare

Quello che manca oggi nel panorama fumettistico mondiale, e in particolare in quello italiano, è il coraggio di sperimentare. Troppo spesso ci ritroviamo di fronte gli stessi clichè stilistici, declinati secondo le esigenze di mercato sul modello di titoli di successo. Comportamento comprensibile dal punto di vista imprenditoriale, poiché seguire la scia di testate di successo porta indubbiamente dei vantaggi, in quanto a numero di copie vendute. Il problema si viene a creare nel momento in cui questo atteggiamento va a saturare il mercato con offerte tutte basate sulla medesima macchina narrativa, soffocando gli spazi di visibilità e sopravvivenza delle poche (rare) voci fuori dal coro. Pertanto, non si può far altro che apprezzare il lavoro dei due giovani autori italiani responsabili del poetico cartonato che vi presentiamo in questo articolo.


Immagini e parole

Il prodotto della SF Edizioni appare davvero originale sotto molti punti di vista: la realizzazione materiale, le scelte stilistiche, la strutturazione interna e la trama. Il fumetto è un cartonato che si sviluppa in orizzontale anziché in verticale, sulla falsa riga dei libri per l’infanzia, per evidenziare il genere a cui tale produzione appartiene, cioè quello delle favole; i testi di Del Monte danzano a ricreare una nenia dolce/amara, come le poetiche ninne nanne di un tempo, mentre le tavole di Cirilli sono vere e proprie opere d’arte, nate dalla commistione di tecniche pittoriche, fotografiche e di murales; il ritmo della lettura è cadenzato dall’alternanza tra parole e immagini, una facciata per le une e una facciata per le altre, per un prodotto finale che risulta alienante, in perfetta sintonia con la storia raccontata; la trama, infine, delinea la natura adulta del contenuto, in contrasto con la materialità del libro, contribuendo a creare una “fiaba per adulti” davvero molto toccante.

Poesia per riflettere

L’avventura del bambino di velluto pone al centro dell’attenzione del lettore il tema delle adozioni, reinterpretandolo in chiave fiabesca, rendendo aspro il contrasto tra la dolcezza stilistica della composizione iconico-verbale e il cinico finale della storia. L’opera ci prende per mano con serenità, ci tranquillizza sussurrando alle nostre orecchie e ai nostri occhi per incantarci, ma col passare delle pagine un senso di agitazione ci pervade, anticipando le lacrime che difficilmente riusciremo a trattenere al termine della narrazione. Per toni e contenuti, e soprattutto per il rapporto tra questi due elementi, Il bambino di velluto richiama alla mente le atmosfere di Edward mani di forbice di Tim Burton, e già solo per questo i due autori meriterebbero davvero i più sentiti complimenti.


Conclusioni

Il cartonato della casa editrice della Scuola del Fumetto appare come uno spiraglio di novità all’interno di un panorama fumettistico troppo fermo su format già consolidati e spremuti fino all’osso. Ma l’originalità non è il suo unico pregio, poiché sarebbe riduttivo non tenere conto della qualità stilista di un opera che ha dalla sua anche la capacità di commuovere il lettore.

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