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cultura dell'immagine e della parola

Campari – Red passion

Prodotto: Campari Red Passion
Agenzia: D’Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO
Regia: Tarsem
Location: Hotel Praha, Praga
Colonna sonora: Estratto dal Ballo in Maschera di Jocelyn Pook

Una musica angosciante ci introduce in un’atmosfera di mistero e di segretezza, una sensazione di sgomento, che, al tempo stesso, scatena la nostra curiosità, il nostro bisogno di provare a comprendere l’irrazionale. E’ un brano conosciuto, l’abbiamo sentito in Eyes wide shut (Stanley Kubrik, USA/UK, 1999). Nel film era usato come sottofondo all’ingresso del dott. Bill Harford (Tom Cruise) in un club segreto, dove uomini e donne in maschera si davano a lussuriosi piaceri. Ora vediamo un uomo appoggiato a un tavolo. Un bicchiere colmo e una bottiglia rossa di Campari. Colpisce la nuda essenzialità della superficie, la perfetta geometria delle forme. L’Hotel Praha, dove lo spot è stato girato, sembra essere il luogo ideale per tratteggiare questa atmosfera di sospensione, di distacco dalle convenzioni di spazio e tempo.

Una donna, con aria apparentemente indifferente, si dirige verso di lui. Inizia un gioco di sguardi. Basta questo perché cominci la ricerca l’uno dell’altra. Gli spazi vengono percorsi velocemente, sui soffici tappeti di velluto. Si incontrano. La complicità nei loro occhi, il piacere di essersi trovati. Il Campari on the rocks, contenuto nel bicchiere di lui, si rovescia sull’ampia scollatura di lei. Con aria sicura la donna apre lentamente l’allacciatura del vestito, scoprendo un petto maschile. Lui, per nulla sorpreso, anzi, divertito della singolare rivelazione, scioglie i lunghi capelli neri e sbottona la camicia, mostrando una stretta fascia che gli costringe i seni. Uomo e donna sono, ora, l’uno lo specchio dell’altra, immersi in un affascinante “doppio sogno”. E’ un gioco di seduzione che ci conduce al di là della nostra immaginazione, per sorprenderci e inquietarci.

L’intento della campagna Campari, sapientemente realizzata dal regista indiano Tarsem, che ha già firmato i due precedenti episodi, Il Graffio (1998) e Il Duello (2001), è proprio questo: irritarci, far leva sulle nostre perversioni, sull’inesauribile attrazione verso ciò che ci sorprende e che ci sconvolge. L’irritazione è una strategia che molto spesso viene utilizzata in ambito pubblicitario. In questo caso, colpisce lo spettatore dritto al cuore. E’ un sentimento che permane, che ci costringe a riflettere su ciò che abbiamo visto e su ciò da cui ci siamo lasciati trasportare. Come finirà l’intrigante gioco dei due protagonisti?
Ciò che sembra stridere e stonare, rispetto alla curatissima realizzazione dello spot, in realtà non è che una reazione voluta, tale da coinvolgere i nostri sentimenti più profondi. Il messaggio ammicca a un pubblico che può comprendere il suo linguaggio, a chi trova curioso e gradevole questo “Mixx”, l’ambiguità suadente dello scambio di ruoli. Lo spot ci confonde e ci seduce, ci porta a scoprire parti di noi che sono irrimediabilmente attratte dalla provocante battaglia tra uomo e donna. Ma, allo stesso tempo, ci induce a un’auto-censura: percepiamo pericoloso, perché fuori dalla norma, ciò che abbiamo visto. E questo ci infastidisce.
Esattamente il risultato cercato dall’agenzia pubblicitaria che ha realizzato questo spot, la BBDO, D’Adda, Lorenzini, Vigorelli. Probabilmente, la prossima volta che vedremo una bottiglia di Campari ne saremo segretamente attratti, complici e forse un po’ vittime di questo gioco di provocazioni.

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