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Quando la bruttezza si fa bella VI – Umberto Lenzi e Tomas Milian

Rambo, Il Gobbo, Il Monnezza, Il Cinese. Tra il 1974 e il 1978 l’accoppiata Tomas Milian – Umberto Lenzi ha saputo creare tutta una serie di personaggi che ancora oggi, a trent’anni di distanza, sono nell’immaginario collettivo di più d’una generazione. Ma iniziamo dal principio.

Lenzi e Milian nei primi anni settanta sono due ottimi interpreti del cinema di genere italiano, ma non ancora un fenomeno cult. Il primo è un regista davvero prolifico (trenta film in quindici anni), autore di film dei più svariati generi, dallo storico (Caterina di Russia, 1963) all’horror (Sette orchidee macchiate di rosso, 1972), dallo spionaggio (A 008 operazione Sterminio, 1965) al peplum (L’ultimo gladiatore, 1964). Il secondo un attore cubano uscito dall’Actor’s Studio e cresciuto a Broadway, scoperto alla fine degli anni cinquanta da un produttore italiano (Manolo Bolognini) e protagonista già di una quarantina di film, da Boccaccio ’70 (episodio Il lavoro – Luchino Visconti, 1962) a La resa dei conti (Sergio Sollima, 1966), fino al western di Vamos a matar, compañeros (Sergio Corbucci, 1970).

Il primo colpo di fulmine tra i due arriva nel 1974, con Milano odia: la polizia non può sparare. Siamo nel periodo di massimo splendore del poliziottesco all’italiana, che Lenzi ha già onorato con Milano rovente (1973) e Milian con Squadra volante (Sergio Massi, 1973). Il film è probabilmente uno dei più violenti mai usciti in Italia, non trovando infatti mai una distribuzione televisiva. Milian interpreta un terribile bandito pederasta, che rapisce una ragazza e si deve scontrare con l’ispettore Walter Grandi, interpretato da Henry Silva.
L’anno successivo è la volta di Il giustiziere sfida la città, in cui Milian interpreta il ruolo di Rambo (quando ancora Sylvester Stallone era un attore ai margini del cinema porno), ex criminale che si trova a dover sgominare due bande aiutando la polizia. È il primo passaggio di Milian tra i “buoni”, in attesa dei personaggi che lo renderanno davvero un’icona.
Nel 1976 infatti esce nelle sale Roma a mano armata. Cambiata la città, Milian cambia anche il proprio ruolo, diventando Il Gobbo. Inizialmente previsto per un ruolo minore, il personaggio di Milian in realtà diviene il vero protagonista del film. Una pellicola scritta in tre giorni da Dardano Sacchetti e girata in non molto di più, ma che consacra definitivamente l’accoppiata Lenzi – Milian.
Lo stesso anno è la volta del film più ricordato del duo, Il trucido e lo sbirro. La pellicola è una sorta di spin off di Roma a mano armata, in cui l’attore cubano interpreta il Monnezza, gemello buono del Gobbo. L’inizio del film è indimenticabile per ogni cultore del genere: sullo schermo scorrono immagini di un western, ma dopo pochi secondi si scopre che il pubblico non siamo noi ma un gruppo di carcerati. Tra cui il Monnezza, che fulmina con la prima battuta: «Reggeme er posto che vado a cagà!». Un poliziottesco meno violento dei predecessori ma di fortissimo impatto grazie alla caratterizzazione dei personaggi, dal coatto Monnezza, al commissario Antonio Sarti interpretato da Claudio Cassinelli, fino alla figura di Brescianelli portata sullo schermo da Henry Silva.
Il film successivo diretto da Umberto Lenzi è Il cinico, l’infame, il violento, secondo scontro tra Milian e Maurizio Merli dopo quello avvenuto in Roma a mano armata. Milian interpreta Il cinese, che prima viene arrestato da Merli e poi lo sfida a capo di una banda. Tra i film del duo, è quello dal maggiore successo nelle sale, avendo incassato quasi due miliardi di lire, davvero tanto per l’epoca.
L’ultima pellicola di questo periodo d’oro del cinema di genere italiano è La banda del gobbo, [img4]uscita nel 1978. Milian addirittura si propone in un doppio ruolo, interpretando da una parte il Gobbo e dall’altra il Monnezza, che riuscirà a mettere per sempre a tacere il bandito fondando la F.I.G.A. (Federazione Italiana Gratta Antiviolenza). Purtroppo proprio durante la lavorazione del film iniziano le prime diatribe tra Umberto Lenzi e Thomas Milian che, accordatosi sul produttore, spinge il film verso livelli ancora più trucidi e coatti.

Da quel momento in poi quindi le due carriere si separano nuovamente. Lenzi girerà altri venticinque film sotto gli pseudonimi più disparati (Humphrey Humbert, Harry Kirkpatrick…), mentre Milian continuerà con la lunga serie sull’ispettore Nico Giraldi (ben undici film fino al 1985), per poi tornare oltreoceano e iniziare una nuova carriera che lo porterà a recitare anche in mainstream come Amistad (id., Steven Spielberg, 1997) e Traffic (id., Steven Soderbergh, 2000). Ma le atmosfere di quei sei film rimarranno intoccabili e indimenticabili. E ogni rifacimento Vanziniano non potrà che essere un omaggio senza possibilità di confronto.

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