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cultura dell'immagine e della parola

Berlin in noir

Berlin in noir


C’è qualcosa di intrigante fin dall’inizio, nella fisicità di questo libro: su una copertina rosso magenta si staglia un profilo di donna in livido chiaroscuro. All’interno, i sette racconti non sono contrassegnati da titoli ma da cifre, che possono essere orari, indicazioni di durata, proporzioni. In ogni modo quantità indecifrabili che stimolano la curiosità e la voglia di disserrare un subodorato segreto.

In epilogo, poi, una collezione di citazioni su Berlino, sulla numerologia, sulla kabbala. Indizi disseminati in tutto il tessuto del libro, come se al lettore, per carpire un non so quale significato occulto, occorresse esercitare quello sguardo affamato e curioso delle protagoniste. La prima delle quali, emblematica e rappresentativa della poetica di questa raccolta, registra i suoni della città con un minuscolo registratore. Come Biermann stessa fa in tutti i racconti: suoni, immagini, atmosfere e dialoghi serratissimi, vivaci per un linguaggio immediato ed efficace, compongono la mappa della Berlino post ’89 che è il reale oggetto di interesse dell’autrice.

Reduce da anni di traduzioni di Fruttero e Lucentini e da esordi nel filone del poliziesco e del noir, ambienta le sue storie in un mondo di crimini, investigazioni, e scorci metropolitani poco rassicuranti. La 4ª di copertinaStorie che stanno in legame di continuità l’una con l’altra proprio perché sono, tutte, declinazioni diverse di una stessa immagine: Berlino. E non più la capitale divisa in monolitiche parti rivali come ai tempi della Wolf, in cui si era un Ostberliner o un Westberliner, e tutto era nettamente diviso, ma una città descritta attraverso i suoi ambigui personaggi: donne che fanno mestieri da uomini, donne che, travestendosi da uomo, ammazzano donne, e donne che per tutta la vita hanno amato altre donne.

Insieme al muro sembrano essere crollati i confini, Berlino si disegna come un meticciato di razze, culture e personalità, che non significa dispersività ma risorsa, non confusione ma segreta armonia. L’armonia imperscrutabile dei numeri, della kabbala.

Pieke Biermann è originaria della Bassa Sassonia. Ha lavorato come traduttrice di autori italiani tra cui Benni, Alberoni, Fruttero e Lucentini. In Germania ha esordito come scrittrice di gialli con Le avventure della commissaria Karin Liete. In Italia è uscito presso Tropea Karin, Kim, Klaus e gli altri.

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