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A squola di rock

A squola di rock


Il rock è ancora l’ultima speranza per combattere il “potente”? School of Rock è un film che palesemente risponde positivamente a questa domanda. Una mandria di ragazzini succubi di genitori che badano più all’apparenza che alla sostanza vengono svezzati alla vita, quella vera, ruvida e “rock”, da un sedicente supplente, in realtà un musicista sfigato che aspira a nuotare sopra le teste di pubblico in delirio. Non c’è nulla di nuovo in School of Rock, non si racconta nulla che non si sia già visto ma anche già sentito; soprattuto per quanto riguarda la colonna sonora, un concentrato di storia della musica e vero elemento straordinario di questo film. La passione per la musica emerge proprio dall’amore che i suoi autori dimostrano per la storia del rock, infondendo ad ogni fotogramma la magia delle note che hanno rivoluzionato la musica. Non ha caso lo staff alla corte di Scott Rudin è quello di Alta Fedeltà di Frears (dal romanzo di Nick Hornby), altra cerimonia di deificazioni dei miti della musica che qualcuno definiva “del diavolo”.

L’ex commesso del negozio di dischi di vinile, Jack Black ha il physique du role per salire sul palco in tenuta da scolaro coi pantaloni corti, emulando Angus Young degli AcDc, storica rock band australiana, ma anche per riportare alla memoria le prestazioni di James Belushi durante le esibizioni dei mitici Blues Brothers.

School of Rock regala quasi due ore di divertimento sanamente sovversivo per tutta la famiglia, ma soprattutto di grande musica per le orecchie di tutti quelli che sono cresciuti sognando una Fender Stratocaster. Certo che però fa un po’ tristezza pensare che mentre ascoltiamo il maestro Jack Black insegnare ai suoi pargoli che il rock è l’unico mezzo per contrastare il “potente”, il film si inchina al mercato, vero (pre)potente, diventando un (poco) velato spot per quei computer con la mela che tanto piacevano a Forrest Gump mentre i genitori fanno la fila fuori da scuola aspettando la propria progenie a bordo di (riconoscibilissime) station wagon svedesi lucidate a specchio. Il rock è morto, nel duemila che musica ascolteremo per fare la rivoluzione?

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