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cultura dell'immagine e della parola

Ricominciamo da capo

Ricominciamo da capo

Una piccola fiaba a misura d’uomo
di Daniele Monaco ********

“E’ già ieri”: questo deve essere il primo, costante e ripetitivo pensiero che balugina negli occhi di Filippo ogni volta che li apre ora increduli, ora atterriti, ora meravigliati e ora euforici sul nuovo giorno che inizia e che però è sempre lo stesso: il 13 Agosto. Un titolo-pensiero tanto assurdo e contraddittorio quanto lo sono l’alternarsi delle vicende del film e delle emozioni del personaggio che animano la solitaria eternità che il protagonista sembra condannato a vivere nel ripetersi dello stesso giorno: dallo sbigottimento iniziale all’incredulità; dall’estremo rifiuto di un mondo tanto assurdo alla spregiudicatezza garantita dall’impunità; dal cinismo all’umana solidarietà che gli permetterà infine di conoscere meglio se stesso e gli altri e così salvarsi dal sortilegio. Già, perché questa è la storia del cammino salvifico che l’egocentrico giornalista (ma potrebbe essere una persona qualunque) è costretto a intraprendere fermandosi un attimo e guardando dentro se stesso e soprattutto imparando ad ascoltare gli altri e i loro bisogni accorgendosì così di avere sempre vissuto in realtà nell’egoismo e nella solitudine. Questa sorta di racconto fiabesco ha per contesto un brullo e assolato isolotto delle Canarie: un metafisico paesaggio che rende credibile l’idea che si possa fermare il tempo nell’infinita ripetizione dello stesso giorno e delle stesse azioni dei suoi vari abitanti. Dunque, una volta intesa l’antifona, il nostro detestabile divetto del piccolo schermo sembra rassegnarsi e accomodarsi a vivere per sempre in questa prigione ma, appunto, sperimentando le più diverse situazioni quest’uomo insensibile, misantropo e sordo al prossimo viene a conoscenza delle piccole e grandi cose della vita: si responsabilizza, soprattutto nel rispetto verso gli altri e compie un cammino alla scoperta di se stesso. Filippo cresce dunque, matura. E in effetti all’inizio sembra un bambino imbronciato in gita scolastica che, egoista, è abituato ad avere tutto senza nulla chiedere. Risulta persino odioso per la facilità con cui riesce a cuccare a differenza del buon Enrico che, impacciato nella sua timidezza da boy scout un po’ troppo cresciuto, non riesce mai a trovare il coraggio per farsi avanti. Questo Filippo-bambino è poi lo stesso che strepita dal medico, il quale non crede al sortilegio di cui è vittima o che a letto prega (non si sa chi di preciso) alla fine di una giornata in cui “è stato bravo” per poter ottenere in qualche modo di fuggire. Ma questo, appunto, non è ancora un Filippo-uomo, maturo: considera ancora le persone come cose, oggetti, un tramite per un suo fine, non come esseri a lui simili. E’ ancora solo. L’incantesimo non si spezza. Il cambiamento avverrà solo grazie a Rita, all’insegnamento che ella dà al figlio e contemporaneamente appreso da Filippo. La bella biologa è l’unica donna che Filippo non riesce a sedurre in un solo giorno: non è sufficiente infatti mostrarsi responsabile e affidabile sul lavoro, generoso e solidale con gli altri, ma sarà necessario arrivare a chiedere proprio a lei aiuto, ascolto, rivelando il suo drammatico quanto incredibile segreto e dimostrando così che probabilmente l’atto di umiltà più grande che può fare non è dare aiuto, ma chiederlo, ammettere di aver bisogno di qualcuno. Il bisogno assoluto è quindi quello di farsi capire da qualcuno, da Rita per Filippo, da Enrico per Marta, solo così si esce dalla solitudine di cui soffre invece il bruto uomo di potere che seduce sì, ma non ha nessun contatto umano, poiché si pone al di sopra del prossimo. Bisogna dunque condividere e godere la vita e il tempo con gli altri e tutto questo dipende solo dalle nostre azioni, dal nostro comportamento con gli altri. Antonio Albanese presta il suo volto ad un personaggio umanissimo, ricco e difficile perché completo in ogni aspetto, che fa molti incontri, si uccide, si innamora: rappresenta insomma qualsiasi aspetto della vita. Non gli mancano la versatilità e capacità necessarie ad esprimere le più diverse tensioni, nel passare da momenti di follia e comicità a momenti drammatici, affrontati però sempre con ironia e leggerezza. Nonostante una certa malinconia infatti il film non si prende mai troppo sul serio ed è lieve come una fiaba, sicuramente adatto a tutte le età. La bravura del regista Manfredonia è stata infatti rivisitare liberamente il film hollywoodiano “Ricomincio da capo” ma senza tradirlo, rendendolo più umano, meno drammatico (nel film diretto da Ramis il protagonista si suicida 15 volte) più “nostro”, cioè vicino alla sensibilità europea, ma con continui omaggi e citazioni all’originale (le marmotte, o il nome della donna Rita). Il risultato è, come nelle intenzioni, un film caldo, avvolgente, fortemente mediterraneo.

Curiosità: Manfredonia ha trovato delle cicogne “attrici” tramite una compagnia di Madrid che si occupa proprio di ammaestrare cicogne, che durante alcune scene del film ansimano per il caldo implacabile che quest’estate ha infuocato le Canarie proprio durante le riprese raggiungendo i ben 46 °C! Tuttavia niente paura per la loro sorte: il film è stato visto e gradito in anteprima anche dalla LIPU.


Albanese non più “Uomo d’acqua dolce”
di Enrico Bocedi ****

La marmotta dell’Ontario: ecco il più esplicito riferimento/omaggio al film “Ricomincio da capo” di cui “ E’ già ieri “ è un riuscitissimo remake: la scena iniziale infatti è un perfetto tramite tra il mitico film con uno straordinario Bill Murray e questo assai godibile prodotto, tutto europeo (girato in Spagna con un cast italo-spagnolo, post-prodotto in Inghilterra).
Il regista Giulio Manfredonia sceglie come animale-simbolo una cicogna delle Canarie, e il giornalista cinico ed egocentrico è magistralmente interpretato da un Antonio Albanese non più “Uomo d’acqua dolce” che dimostra di essere un validissimo attore anche in ruoli non prettamente comici. In qusto film infatti Albanese dà prova di grande versatilità, offrendoci un personaggio in continua evoluzione che tocca nel suo percorso verso se stesso tutti i possibili stati d’animo dell’uomo messo di fronte al tempo; ecco allora momenti di incredulità, situazioni di comicità pura ma anche scene amare e a volte drammatiche. In tutto il film, però, quella che prevale è un’atmosfera malinconica che offre straordinari momenti di delicata poesia, e in quest’ottica anche le risate servono a farci tirare un sospiro di sollievo.
Albanese ci offre un personaggio di grande umanità che ritrova se stesso attraverso il rapporto con gli altri protagonisti, aiutato in questo dalle infinite opportunità a sua disposizione; eccolo quindi alle prese con il timido operatore-boy scout (un bravo Fabio De Luigi); invaghito della fragile e bella Marta (una perfetta Ester Ortega); oppure mentre tenta di sedurre la affascinante biologa. Meravigliose, infine, le scene con il vecchio Carlos.
“E’ già ieri” è perciò un film adatto ad ogni tipo di pubblico, ed offre spunti di interessanti riflessioni su come utilizzare al meglio il nostro tempo, senza sconfinare in toni cattedratici e soprattutto facendoci divertire.

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