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Quando la bruttezza si fa bella V – John Waters

“Lui è il Papa del trash”. Così lo scrittore William Burroughs ha definito John Waters, regista americano autore di capolorrori del calibro di Pink Flamingos e Female Trouble. Nato nel 1946 a Baltimora, nel Maryland, qualche anno dopo il piccolo John rimane segnato da un evento che ancora oggi nomina come fondamentale per la nascita delle sue fantasie più stravaganti. Assiste infatti a un incidente stradale e rimane del tempo ad ammirare il sangue sui sedili delle macchine ridotte a rottami e a fantasticare di possibili altri incidenti. La sua adolescenza continua guardando film porno a distanza nei drive in grazie ad un binocolo. Passa ancora qualche anno e John inizia a prendere in mano una macchina da presa. Appena diciottenne realizza alcuni corti e li proietta in una chiesa sconsacrata della sua città. Grazie al passaparola diventa famoso in tutta la città per le sue opere dissacranti nei confronti della società. Un esempio di questi film è Roman Candle (1966); quaranta minuti in cui vengono montati, secondo una logica che solo Waters può comprendere, episodi di sesso, religione, droga, parti tratte dal Mago di Oz, con un accompagnamento audio fatto di spot radiofonici e conferenze stampa sull’omicidio di Kennedy. Il primo lungometraggio di Waters ha un titolo che è tutto un programma, Mondo Trasho (1969). Protagonista del film è Divine, un transessuale di centocinquanta chili che tornerà spesso nei suoi film e che in questa pellicola finisce ucciso in un porcile dove i maiali si accoppiano ascoltando Wagner. Da notare come il film abbia avuto un importante budget di 2.100 dollari. Dopo Multiple Maniacs (1970); Divine è ancora protagonista in Pink Flamingos (1972); forse il film più celebre di quel periodo di Waters. Il transessuale interpretato da Harris Glenn Milstead deve riuscire a vincere il premio di famiglia più zozza vivente, e per riuscirci finisce per mangiare (senza effetti speciali) gli escrementi di un docile cagnolino. Il successivo Female Trouble (1974) è un’altra grande prova di Divine, mentre Nuovo Punk Story (1977) per la prima volta non vede protagonista l’amico transessuale, ma una combriccola di freaks che vive in una bidonville dominata da una sadica punk. Polyester (1981) non è uno dei suoi film migliori, ma va ricordato per aver introdotto l’odorama, un sistema per riprodurre gli sgradevoli odori in scena sullo scherma del cinema. Dopo sette anni di assenza, John Waters torna al cinema con Grasso è bello 1988); l’ultimo film interpretato da Divine. Waters ha per la prima volta un budget consistente e ripropone i temi a lui più cari (rifiuto del razzismo e della società americana); limitando però le parti più trash. Ormai Waters inizia a essere considerato un regista con un certo peso e nei suoi successivi film continua sulla strada di Grasso e bello, con commedie all’insegna della critica di alcuni aspetti della società americana. Cry baby (1991) è un musical con Johnny Depp e Iggy Pop in cui viene parodizzato il ribellismo gellato dei musical anni ’70 e ’80. In La signora ammazzatutti (1994) con Kathleen Turner, Waters si prende gioco del perbenismo, dei mass media e del sistema giudiziario americano nel suo film dal budget più alto (13 milioni di dollari). Pecker (1998) con Edward Furlong e Christina Ricci, vero e proprio flop ai botteghini, è in realtà uno dei film più interessanti del regista, che in una specie di manifesto autobiografico riflette sul rapporto tra arte e violenza e tra bellezza e spazzatura. L’ultimo lavoro di John Waters è A morte Hollywood (2000). Questa volta vittima degli sberleffi del regista è proprio il mondo del cinema, rappresentato da un’attrice di successo interpretata da Melanie Griffith che viene rapita da un manipolo di fanatici del cinema indipendente. Malgrado abbia abbandonato ormai da anni il tipo di cinema che lo aveva contraddistinto ad inizio carriera, Waters rimane quindi ancora un piccolo genio del trash, capace di sfornare autentici gioielli. Come alcune delle sue interviste. “Se qualcuno vomita guardando un mio film, è come se ricevessi una standing ovation”, “A volte vorrei essere una donna per poter abortire”, “Alcuni mi chiamano regista, altri produttore, altri ancora filmmaker. Io vorrei che mi chiamassero re del pube”. Inimitabile John.

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