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cultura dell'immagine e della parola

La primavera dei sentimenti nell’inverno di un paese del nord


Quando il destino ci travolge, sembra dire questo film, diventa inutile opporgli qualsiasi resistenza. La realtà è dura e cruda. Quando qualcosa di immensamente tragico altera la familiare e serena quotidianità dei personaggi, tutti i loro più piccoli desideri di tornare a quei gesti semplici, ma significativi magari di un profondo legame (come quello tra Joachim e Cecilie) vengono inevitabilmente frustrati. L’atmosfera, dopo le prime scene felici, è claustrofobia: i personaggi si perdono nel labirinto dei rapporti che li legano e i rari momenti in cui sembra mostrarsi uno spiraglio di felicità, una via di fuga, un nuovo inizio, non fanno che aumentare la consistenza e la negatività esistenziale. La Bier suggerisce bene questa crudezza, con un montaggio sconnesso ed essenziale e con una luce cupa che, se all’inizio del film, rende l’atmosfera intima e familiare, nella seconda parte accentua l’angoscia e la frustrazione dei personaggi. I piccoli “desideri mancati” dei personaggi vengono invece filmati con diverso supporto e che rende l’immagine granulosa, come se si trattasse di un filmino amatoriale: è la nostalgia dei personaggi per una quotidianità ormai definitivamente perduta.Nel film, che segue sulla scia del Dogma, troviamo insistenti echi bergmaniani, soprattutto nei primi e primissimi piani e nella figura dell’infermiera, che ricorda l’angoscia, la cupezza e la serenità di un film come “Persona”.Nonostante tutti i pregi di questo film sopra delineati e l’efficacia dei mezzi espressivi, la regista non riesce a mantenere una profonda intensità che caratterizza le scene più riuscite come i duetti tra i due amanti dopo l’incidente di Joachim e quelli tra il ragazzo e l’infermiera. L’utilizzo della musica, di una colonna sonora troppo invadente nei momenti cruciali spezza l’intensità creata fino a quel momento e genera l’effetto opposto rispetto a quello a cui era forse destinata: distoglie l’attenzione creando un distacco e a volte, addirittura, un certo fastidio.

Curiosità: l’attrice che interpreta Marie la ricorderete come la sorella del film “Dogma 1: Festen”.

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