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Caro Ndugu…

Caro Ndugu…

Una lunga panoramica aerea ci introduce ad Omaha, Nebraska, nella sede della Woodman, multinazionale delle assicurazioni, dove Warren Schmidt (Jack Nicholson) attende, in un ufficio desolatamente vuoto, la fine del suo ultimo giorno di lavoro. Al risveglio dalla cena di pensionamento in suo onore, Warren è costretto ad affrontare la nuova, dura realtà. La moglie Helen (June Squibb) con la quale, dopo 42 anni di matrimonio, non sembra avere più nulla da condividere; l’insignificante esperienza lavorativa accumulata, che non gli consente di rendersi utile al zelante impiegato che lo ha sostituito; la lontananza sentimentale da Jeannie (Hope Davis); sua unica figlia.“A proposito di Schmidt” è la storia di un uomo senza risorse, sfacciatamente tirchio, privo di qualsiasi interesse intellettivo, che alle soglie della pensione si ritrova a fare i conti con il tempo, l’unica cosa di cui può ancora dsporre. L’improvvisa ed inattesa morte della moglie determina un ulteriore cambiamento nella sua vita, cui Warren, di certo non abituato alle sorprese in quarant’anni di docile vita familiare, reagisce cercando di dare un senso ai giorni che lo separano dalla fine. Intraprende così, in vista delle imminenti nozze della figlia a Denver, un viaggio a bordo di un camper ultramoderno, che lo porterà, tra l’altro, a ripercorrere luoghi e strade legati al suo passato. Esso non è, come si potrebbe pensare, un viaggio alla ricerca di se stesso; non è un atto di curiosità ma di profonda disperazione.Giunge infine a Denver, intento a fermare il matrimonio di Jeannie con un uomo di nome Randall (Dermot Mulroney); un improbabile quanto ridicolo venditore di materassi ad acqua. Ed è nel posto più inaspettato, a casa di Randall, che Warren si scontra con la forza e la gioia di vivere, incarnata da Roberta (Kathy Bates); madre di Randall.Roberta, una delle migliori interpretazioni della Bates, incarna tutto ciò che Warren non è: pluridivorziata e desiderosa di sesso, offensiva e cortese allo stesso tempo, diretta, esplicita, disarmante, ma soprattutto felice della sua “terza età”…“A proposito di Schmidt” è essenzialmente il ritratto di una persona senza particolari qualità, frustrato dalle emozioni e dalle esigenze degli altri, ma non è una pellicola dalla facile interpretazione, caratterizzata com’è dalla costante voce fuori campo e dalle lunghe pause riflessive del protagonista. Certamente spiazzante è la visione di un Nicholson privo delle movenze, della mimica, dei gesti recitativi cui ci ha abituato. Altri attori avrebbero reso il personaggio troppo tragico o passivo. Nicholson, invece, riesce a trasmettere con Schmidt il disagio di una persona che vorrebbe cambiare la sua vita, nonostante il tempo e l’età non glielo consentano. D’altra parte, in un ruolo in cui la maggior parte delle emozioni è affidata alla sua voce, alle sue riflessioni, ai suoi monologhi è difficile credere che il lavoro di doppiaggio, per quanto meticoloso, possa riprodurre le sue spiccate doti verbali.
Ah, dimenticavo, il regista Alexander Payne (Election, 1999); è di origine greca ma è nato a Omaha, Nebraska…

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