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Dall’inferno con amore

Dall'inferno con amore

La vicenda emana il raggelante dolore della morte e dell’ uccisione con una naturalezza carica di crudeltà che lascia lo spettatore attonito davanti al sangue e alla sofferenza che risaltano nella tragica abitudinarietà di una terra straziata dalla bestialità della guerra.
Due soldati: diversi, eppure capaci di instaurare, a causa della necessità, un rapporto di complicità che li unirà anche oltre la morte. Il sergente Sascha, un veterano capace di andare a morire con il sorriso sulle labbra. Lo stesso sorriso rassegnato, dolcemente cinico che lo aveva accompagnato nella sua breve vita. Il soldato Vanya, una recluta troppo ingenua e stupida per la guerra, per lo scontro armato e per il sangue del nemico. Troppo stupida anche per morire. Sembra il loro un rapporto tra fratello maggiore e minore: così irriducibilmente diversi eppure impossibilitati a fare a meno l’uno dell’altro.
Rappresentano l’elemento straniero, diverso e odiato nello sperduto paese ove sono tenuti prigionieri: d’altronde il nemico ha “sangue di maiale”. Una strana forma di affetto proverà per loro una bambina, la figlia del loro carceriere, odiata e disprezzata da tutti, proprio perchè suo malgrado più vicina, prima fisicamente, poi anche mentalmente, ai due russi, i quali rimarranno affascinati, insieme allo spettatore, dai neri occhi carichi di malinconia e mistero della piccola.
L’opera ha una sapiente distribuzione ritmica che alterna momenti solenni di paura e silenzio a fulminee scariche di morte e violenza. Come una silente attesa prima della tempesta. Tempesta nella quale i padri perderanno i figli, le madri cercheranno i propri e altri figli tradiranno i padri, prima di esserne uccisi.
Visto con occhi da occidentale, e forse non solo, il film mostra un indubbio interesse etnografico, come accadeva in “Prima della pioggia” di Manchevski, pur senza raggiungere i vertici di barbarico lirismo della pellicola macedone (anche lì una guerra attuale in un contesto culturalmente remoto). I monili e le vesti femminili sono splenenti nella loro maestosa povertà; il villaggio sembra risorto per incanto da un’oscura era perduta e dimenticata dalla memoria umana; l’onore ha qualcosa di arcaico e definitivo. Si unisce il sudore ed il sangue dell’ora con l’eternità del mito.

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