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Un amico che fa sorridere l’anima

Un amico che fa sorridere l’anima

Bravi i Coen, bravo Lumet, bravo Scott. Mi spiace per loro, però: probabilmente il miglior film tra quelli usciti finora in questo interessante 2008 ha come protagonista una sedicenne incinta che deve decidere che fare con il suo “fagiolo da espellere” (come lo chiama lei).
Juno ci conferma che il cinema americano ha trovato un nuovo autore da seguire con attenzione, Jason Reitman. Il regista di Thank You For Smoking (id., 2005) fa capire che il film sul venditore di tabacco non era solo una bella meteora, anzi. Stavolta Reitman si appoggia alla sceneggiatura (premiata con un meritato Oscar) scritta dalla ex-spogliarellista Diablo Cody e racconta la storia di Juno, tosta e micidiale ragazzina che porta sulla carta d’identità il nome della moglie di quel farfallone di Zeus, in pancia un bambino e nel cervello molta più maturità di quella prevista dalla sua età. Il racconto è dotato di una piacevolissima leggerezza che tuttavia non manca di far riflettere sui temi affrontati, dalla maturità all’amore, dalla famiglia al sesso, dai valori della vita alle canzoni dei Sonic Youth.

Attorno alla bravissima Ellen Page (in realtà 21enne, già apprezzata in quell’avvincente Hard Candy – id., David Slade, 2005) colpevolmente mai distribuito in Italia) ruotano personaggi perfetti: la coppia apparentemente fin troppo ideale cui affidare il bambino, il padre e la matrigna di Juno pronti a schierarsi al suo fianco, l’amica in perfetto stile cheerleader. E poi c’è il forrestgumpesco Paulie Bleeker, che a sedici anni vorrebbe solo allenarsi a correre e suonare la chitarra. Invece sa che diventerà padre nel giro di pochi mesi. Stereotipi e figure atipiche si miscelano armonicamente in una storia in cui ogni parte sembra avere un peso necessario e nulla è buttato lì con sufficienza.

Il racconto che parte da una poltrona cresce di scena in scena con toni che possono ricordare un po’ American Beauty (id., Sam Mendes, 1999), un po’ La mia vita a Garden State (Garden State, Zach Braff, 2004), tra note di ironia e critica sociale. Così si ride e ci si emoziona, affezionandosi a questo gruppo un po’ disfunzionale che ci piacerebbe avere come amico e che alla fine si rivela più “razionale” di quanto si possa pensare. Nel frattempo ci si può godere i bei titoli di testa e una colonna sonora, in perfetto stile indie-pop, che vi verrà voglia di risentire appena tornati a casa e che non a caso ha superato nella classifica di Billboard album di artisti come Radiohead e Alicia Keys.
Insomma Juno è uno di quei film che vorremmo vedere e rivedere, come ci capita con i nostri migliori amici, e che ci fanno sorridere l’anima quando riusciamo a passare del tempo con loro.

Curiosità
Se vi è piaciuto Juno, sappiate che è in preproduzione la serie The United State of Tara, basata su un’idea di Steven Spielberg: Reitman dirigerà la puntata pilota e la Cody si occuperà della sceneggiatura.

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