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cultura dell'immagine e della parola

Politically incorrect

Politically incorrect

I motivi del grande successo di Borat sono chiari e si possono riassumere in:

a) fa ridere
b) è politicamente scorretto. Molto. Il che riporta al punto a), perché il politicamente scorretto ci indigna, però fa sempre ridere
c) è liberatorio (oltre a insultare praticamente tutte le minoranze esistenti su questo pianeta, cosa che obbiettivamente turba le coscienze sufficientemente sensibili, Borat fa un po’ quel che gli pare, esempio: rincorrere nudo un grassone, nudo anche questo, con un pugno di gomma in mano, in mezzo ai tavoli di un elegante ricevimento)
d) sbeffeggia gli americani, che sono sì nostri alleati, ma la cui indubbia superiorità in ogni campo dell’evoluzione umana è frustrante: loro fanno Prison Break, noi Nonno felice.

Insomma, gli ingredienti per il successo ci sono tutti. Negli Stati Uniti Borat ha sbancato, nonostante l’immagine che ci consegna della sua popolazione sia agghiacciante (dappertutto, a New York come nelle sacche di buio rurali). Il comune denominatore (tralasciando il razzismo, il moralismo, il fanatismo religioso, l’ipocrisia, la falsità, l’indifferenza etc.) è la xenofobia, più che verso lo straniero verso il diverso, verso il non-conforme. Borat, è vero, ci mette del suo per non farsi amare alla follia. Borat provoca, insulta, sporca. Certo mai con cattiveria. Ma non siamo certo di fronte a un ingenuo buon selvaggio la cui unica colpa è quella di parlare senza malizia.
Ovunque vada, comunque, Borat riesce a tirare fuori per reazione il lato peggiore degli americani. A conti fatti, questo è il miglior pregio del film. Che negli Stati Uniti sia stato amato lo stesso, non sorprende più di tanto. Se ne saranno accorti? Forse hanno guardato il dito (Borat), e hanno riso, senza accorgersi che il dito guardava, e accusava, qualcos’altro.

In Italia Borat non poteva uscire sottotitolato, come avviene nei paesi civili, perché altrimenti la gente deve fare lo sforzo di leggere e guardare contemporaneamente (un emisfero alla volta, please) e non va al cinema, quindi si è pensato bene di prendere Pino Insegno e fargli doppiare il protagonista. Ora: Pino Insegno non è un fesso, almeno in questa materia, e l’edizione italiana dei Simpson (di cui è direttore del doppiaggio di molti episodi) lo dimostra.
Però Borat in italiano perde tutto: per forza di cose l’inglese sgrammaticato del protagonista in italiano risulta greve, stupido. Non è un caso che l’edizione italiana, a partire dalla campagna di marketing che ne ha accompagnato il lancio, privilegi l’aspetto più triviale e scontato del film scritto da Cohen. Probabilmente l’idea sarà stata quella di attirare il pubblico dei Vanzinaparenti e dei Boldidesica. A giudicare dalle cifre, ci sono riusciti.

Quindi la morale è: non andate al cinema. Se capite l’inglese, e avete due emisferi funzionanti, scaricate Borat, scaricate i sottotitoli, e guardatelo in lingua originale. Poi scaricate Borat in italiano e fate il confronto. Ne converrete che questa storia del doppiaggio (qui parte il coro: abbiamo i doppiatori migliori del mondo, sarà anche vero ma non cambia nulla) comincia a essere francamente seccante.

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