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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo – Berlino 2012, giorno 3

Vittorio Taviani alla BerlinaleÈ il giorno di Paolo e Vittorio Taviani, i due grandi fratelli – maestri del cinema italiano e del loro Cesare deve morire, unico film italiano in concorso, accolto con molti applausi alla proiezione stampa. Dopo 4 anni di silenzio artistico dopo La masserie delle allodole (che tra l’altro fu presentato proprio qui nella sezione Berlinale Special), il ritorno dietro la macchina da presa è più che mai atteso, anche per il progetto della pellicola, girata interamente nel carcere di massima sicurezza di Rebibbia. Assistiamo a una sorta di ‘neorealismo carcerario’ che prende vita e corpo grazie ai volti di alcuni detenuti, attori improvvisati, ma bravissimi, scelti per la messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare. Recitano e provano tra i corridoi, nel cortile per l’ora d’aria, nelle stesse celle a fine giornata. Ma in questa passione, emerge anche il dolore personale, la solitudine. Ciò che ne viene fuori è una rappresentazione fortemente umana, ma non di pietas nei confronti sicuramente di uomini che hanno sbagliato, ma che trovano finalmente forse nell’arte la voglia di riscatto. Fino a oggi il miglior film visto in concorso.

Se il concorso regala ottime cose grazie all’Italia, monumentale è il lavoro che Kevin MacDonald (regista de L’ultimo re di Scozia) regala grazie al suo Marley, straordinario documentario di quasi 2 ore e mezza sul leggendario artista reggae. Immagini e interviste inedite ad amici, colleghi, materiale fotografico e soprattutto la musica, i grandi capolavori, da Trenchtown Rock a Jammin’, da No Woman, no Cry a Song of Freedom, scandiscono una vita incredibile di un personaggio icona già in vita, e che dopo la morte è entrato di diritto nella leggenda, non solo musicale. La famiglia, i numerosi figli avuti (Ziggy è uno dei produttori del documentario), i molti che lo hanno conosciuto, che lo hanno visto crescere e rimanere sempre uguale, anche nel successo planetario, parlano, ricordano, lo rimpiangono, lo emulano. È un’opera non solo per gli amanti del grande Bob, che va vista ed assaporata dalla prima all’ultima strofa.

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