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cultura dell'immagine e della parola

Geografia del cinema di vendetta

Sì, vendetta, tremenda vendetta
Di quest’anima è solo desio…
Di punirti già l’ora s’affretta,
che fatale per te tuonerà.
Come fulmin scagliato da Dio,
te colpire il buffone saprà.

Da Rigoletto di Giuseppe Verdi

<i>La corazzata Potëmkin</i> di Sergej Ejzenštejn” />Alla voce “vendetta” il dizionario della lingua italiana riporta la seguente definizione: <em>danno materiale o morale inflitto privatamente ad altri per pareggiare un danno o un oltraggio subito</em> (Devoto Oli). “Occhio per occhio”, recita adagio antico tanto da poter risalire ai tempi in cui nelle società primitive la legge ufficiale era quella del taglione. Il tema della vendetta è anche <strong>uno dei topos narrativi che ha maggiormente influenzato la produzione culturale dell’uomo</strong>, fin dai tempi antichi. Fra gli archetipi teatrali la <em>Medea</em> di Euripide (431 a.C.) ha come motore della tragedia proprio la ricerca di vendetta da parte della regina della Colchide, che abbandonata da Giasone, utilizza la magia per vendicarsi e uccidere la rivale Glauce e i due figli avuti dall’argonauta. La caratteristica principale del mito, nell’accezione di Roland Barthes, è la sua valenza universale, slegata dalla dimensione temporale, tanto da giustificarne riletture e attualizzazioni come quelle effettuate da Pier Paolo Pasolini nel 1969 e da Lars von Trier nel 1988.</p>
<p><strong>Il tema della vendetta divenne fonte di ispirazione di capolavori già nell’epoca dei pionieri del cinema</strong> come <em>La corazzata Potëmkin</em> (<em>Bronenosec Potëmkin</em>, Urss, 1925) di Sergej M. Ejzenštejn, film costruito come un dramma in cinque parti, il cui terzo atto fu titolato “Il sangue grida vendetta”. Il cinema d’autore ha attinto all’immaginario collettivo legato alla vendetta a livelli profondi, da <em>Vendetta</em> (<em>They Won’t Forget</em>, Usa, 1937) di Mervyn LeRoy in cui un giovane nero nel sud razzista degli Usa viene linciato senza prove dopo l’accusa dell’assassinio di una ragazza bianca. Bergman riflette sul senso della vendetta ne <em>La fontana della vergine</em> (<em>Jungfrukällan</em>, Sve., 1959) dove la violenza viene scatenata dopo lo stupro e l’uccisione di una adolescente, ma per il regista svedese la vendetta viene cancellata dall’intervento concreto di Dio, che compie il miracolo di far sgorgare acqua, simbolo di purificazione, dal luogo del delitto. Archetipo della vendicativa<br />
Black Mamba (Uma Thurman) di <em><A href=Kill Bill, regia di Quentin Tarantino, Jeanne Moreau interpreta La sposa in nero (La mariée était en noir, Fr. 1968) di François Truffaut dove, diventata vedova ancor prima del matrimonio, la protagonista trova un motivo per vivere al pensiero della vendetta contro i cinque assassini del marito. Truffaut incentra il film sulle modalità della vendetta e trasforma la sposa in un’efficiente macchina di morte che ogni volta muta le sue apparenze esteriori per adeguarsi a ciascuno delle sue prede.
Fra gli autori italiani che hanno fatto della vendetta un’arte, Mario Monicelli in Un borghese piccolo piccolo (It., 1977) dirige un memorabile Alberto Sordi nel ruolo di un impiegato ministeriale irreprensibile che di fronte alla morte del figlio decide di intraprendere un lento e allucinante percorso di vendetta. Più recentemente Un eroe borghese (It.-Fr., 1995) di Michele Placido descrive l’assassinio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso dopo pressioni e minacce da un sicario di Michele Sindona, finanziere di cui aveva scoperto i suoi segreti. <i>I due volti della vendetta</i> di Marlon Brando” />Un delitto atroce di pura vendetta. Ma anche nel cinema italiano di serie B le rivalse sono pane quotidiano come ne <em>La banda del Gobbo</em> di <A href=Umberto Lenzi (It. 1977) in cui il Gobbo, fratello del celebre Monnezza, viene tradito dai complici dopo un colpo e cerca vendetta, ma il buon Monnezza interviene per sedare gli animi.

Nel 1960 anche un attore-icona del cinema hollywoodiano sceglie il tema della vendetta per il suo debutto alla regia. One-Eyed Jacks, tradotto in Italia con I due volti della vendetta (Usa, 1960) è il primo e unico episodio in cui Marlon Brando si cimenta dietro (oltre che davanti) alla cinepresa. Un western atipico in cui la vendetta segue un colpo sbagliato e cinque anni dietro le sbarre.
Il cinema western è però intriso fin dalla sua genesi di cowboy solitari e bande armate a cavallo alla ricerca di qualcuno con il solo scopo di vendicare un torto subito in passato, in particolare tra gli anni sessanta e gli anni settanta questo tema appare in modo insistente. L’albero della vendetta (Ride Lonesome, Usa, 1959) di Budd Boetticher in cui un ex sceriffo cattura giovane fuorilegge ricercato per omicidio, non per la taglia, ma per obbligare suo fratello – che molti anni prima gli ha ucciso la moglie – a uscire allo scoperto. Nevada Smith (id., Usa, 1966) di Henry Hathaway con Steve McQueen in cui un cow-boy impiega molti anni per vendicarsi dei tre rapinatori che gli hanno ucciso i genitori, fingendosi persino bandito. Ancora con L’ora delle pistole – Vendetta all’O.K. Corral (Hour of the Gun, Usa, 1967) di John Sturges, storia del regolamento dei conti aperti il 26 ottobre 1881 con la sparatoria all’O.K. Corral di Tombstone. Fino ad arrivare a Lo straniero senza nome (High Plains Drifter, Usa, 1973) di Clint Eastwood in cui lo straniero del titolo deve difendere un piccolo paese da temibili banditi che hanno ucciso lo sceriffo a frustate. Da Sergio Leone allo spaghetti western le pistole e i fucili hanno mondato col sangue le violenze del passato, come in Ringo, il volto della vendetta (It.-Sp. 1966) di Mario Caiano, rilettura western di Omero, in cui la mappa tattuata sulle spalle di un uomo porta due cowboy alla ricerca di un ricco tesoro.

Nel panorama dei generi classici il tema della vendetta può essere riscontrato ovunque con le dovute declinazioni del caso. La fantascienza ne è intrisa dalla sua genesi fino alla recente trilogia (prequel) di Guerre Stellari (Star Wars di Gorge Lucas, Usa, 1977) tanto da dedicarne l’intero ultimo capitolo Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith (Star Wars: Episode III – Revenge of the Sith, Usa, 2005). Il peplum italiano negli anni sessanta elogia la vendetta in Kalì-Yug, la dea della vendetta (It.-Fr.-RFT 1963) di Mario Camerini. I film di spionaggio inglesi vi dedicano 007 Vendetta privata (License To Kill, Gb, 1989) di John Glen in cui l’inossidabile James Bond decide di vendicare un amico, ucciso dal trafficante di droga Sanchez. <i>Il padrino</i> di Francis Ford Coppola” />Ma si veda anche il “Santo” in <em>La mafia lo chiamava il Santo ma era un castigo di Dio</em> (<em>Vendetta for the Saint</em>, Gb, 1972) di Jim O’Connolly in cui Roger Moore, nei panni di Simon Templar, indagando sull’omicidio di un americano a Palermo, si trova invischiato in un intrigo mafioso. I film di gangster americani ruotano immancabilmente attorno al tema della vendetta dai capolavori del calibro della saga de <em>Il Padrino</em> (<em>The Godfather</em>) ma vale la pena citare l’esordio nel cinema internazionale di una star “made in Italy” in <em>Avenging Angelo – Vendicando Angelo</em> (Usa, 2002) di Martyn Burke con Sylvester Stallone e Raoul Bova, un melodramma mafioso in cui la morte del vecchio boss diventa motivo di diverse vendette. Il cinema indipendente americano ha come suo portavoce Abel Ferrara che in <em>Fratelli</em> (<em>The Funeral</em>, USA 1996) racconta la vendetta di Ray e Chez per un fratello morto in <em>L’angelo della vendetta</em> (<em>Ms. 45</em>, Usa, 1980) quella di una ragazza muta, vittima di uno stupro, che si vendica con uomo che sembra meritarselo. Il genere che per eccellenza genera violenza da violenza è l’horror, così la vendetta non può mancare in molti titoli come d’autore come <em>Carrie – Lo sguardo di Satana</em> (<em>Carrie</em>, Usa, 1976) di Brian De Palma dove è la piccola Carrie (Sissy Spacek), complessata e presa in giro da tutti, a vendicarsi in modo diabolico, ma anche nei teenage-horror come <em>So cosa hai fatto</em> (<em>I Know What You Did Last Summer</em>, Usa, 1997) di Jim Gillespie, in cui un gruppo di ragazzi, rei di aver occultato un incidente mortale, diventano bersaglio di una sanguinosa vendetta. Ma al cinema ci si può vendicare anche di uno squalo che ha divorato un parente come nel surreale e fantastico <em><A href=Le avventure acquatiche di Steve Zissou (The Life Aquatic with Steve Zissou, USA 2004) di Wes Anderson.

Il trionfo del mito della vendetta è celebrato nel cinema tratto da fumetti, genere molto popolare nell’ultimo decennio (ma non solo). Quasi ogni super-eroe rappresentato ha motivi per cui rivalersi su uno o più nemici, sulla società o sul mondo intero. Batman nelle interpretazioni cinematografiche di Tim Burton e di Christopher Nolan rappresentano il lato oscuro dell’uomo che tenta di sconfiggere il male come vendetta personale nei confronti di chi gli ha provocato dolore. Ma anche il tronfio Arnold Schwarzenegger, prima di governare la California, si è dedicato alla vendetta fumettistica contro un re tiranno e malvagio in Conan il barbaro (Conan the Barbarian, Usa, 1982) di John Milius. Il cult movie Il corvo (The Crow, Usa, 1994) di Alex Proyas, trae da un fumetto underground di James O’Barr, una delle storie di vendetta per amore più disperate che abbia mai avuto luogo su uno schermo cinematografico, resa più cupo dalla morte sul set del divo Brandon Lee. Sam Raimi, prima di finire nella tela dell’Uomo Ragno, aveva affrontato la vendetta di Darkman (id., Usa, 1990) in cui un uomo orribilmente sfigurato persegue con feroce accanimento la vendetta, [img4]assumendo di volta in volta le sembianze dei malvagi per ucciderli. Proveniente all’altro lato dell’Oceano Pacifico, fumetto giapponese e film coreano, Oldboy (id. Kor. 2003) di Park Chan-wook, secondo capitolo di una trilogia dedicata alla vendetta (completata con Lady Vendetta) in cui la vendetta della vittima si intesse con quella del suo carnefice, vittima a sua volta. Infine, tornando alla produzione Usa, The Punisher (id., Usa, 2004) di Jonathan Hensleigh racconta la vendetta implacabile di Frank Castle (T. Jane), agente speciale Fbi vicino alla pensione, a cui uccidono non solo moglie e figlioletto, ma anche genitori e altri parenti. Il tutto in attesa di poter vedere proiettata sugli schermi la versione cinematografica della celeberrima graphic-novel di Alan Moore V-for Vendetta, annunciata nelle sale entro la prossima estate.

E solo per citare ecco altre vendette cinematografiche:
La vendetta del cavaliere nero (It.-Usa, 1963) di Nick Nostro
La vendetta del corsaro (It., 1951) di Primo Zeglio
La vendetta del gangster (Underworld U.S.A.,Usa, 1961) di Samuel Fuller
La vendetta della pantera rosa (Revenge of the Pink Panther, Usa, 1978) di Blake Edwards
La vendetta della signora (Der Besuch, Rft-Fr.-Gb-It., 1964) di Bernhard Wicki
La vendetta dell’uomo chiamato cavallo (The Return of a Man Called Horse, Usa, 1976) di Irvin Kershner
La vendetta del mostro (The Revenge of the Creature, Usa, 1955) di Jack Arnold
La vendetta del ragno nero (Earth vs. the Spider, Usa, 1958) di Bert I. Gordon
La vendetta di Aquila Nera (It., 1951) di Riccardo Freda
La vendetta di Bulldog Drummond (Bulldog Drummond’s Peril, Usa, 1938) di James Hogan
La vendetta di Carter (Get Carter, Usa, 2000) di Steven T. Kay
La vendetta di Ercole (It.-Fr., 1960) di Vittorio Cottafavi
La vendetta di Frankenstein (The Revenge of Frankestein, Gb, 1958) di Terence Fisher
La vendetta di Milady (Les mousquetaires, Fr.-It., 1961) di Bernard Borderie
La vendetta di Montecristo (Montecristo: la vengeance, Fr.-It., 1954) di Robert Vernay
La vendetta di Spartacus (It., 1964) di Michele Lupo
La vendetta di una donna (La vengeance d’une femme, Fr., 1990) di Jacques Doillon
La vendetta di un padre (A Father’s Revenge, Usa, 1988) di John Herzfeld
La vendetta di Ursus (It., 1961) di Luigi Captano
La vendetta è mia (Fukushu suru wa ware ni ari, Giap., 1979) di Shohei Imamura
La vendetta è un piatto che si serve freddo (It., 1971) di Pasquale Squitieri
Vendetta… sarda (It., 1952) di Mario Mattòli

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