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cultura dell'immagine e della parola

Dovunque fuori dal mondo

Scritti, racconti, saggi.
La discendenza e il rapporto padre-figlio, l’interminabile domanda: “perché scrivere?”, la passione per Brooklyn e per le sigarette (in realtà Auster fuma i piccoli sigari danesi Schimmelpennick). Sono domande che Auster si pone, nodi che non ha intenzione di sciogliere, solo allentare un po’ per farci scorrere attraverso le sue parole. E quella che forse è la domanda principe: rappresentare, creare, inventare storie è come far nascere una realtà? Cos’è vero? Ciò che è narrato non prende già di per sé vita? Vita reale?

«Nell’ordine naturale delle cose, i padri non seppelliscono i figli. La morte di un figlio è per ogni genitore l’orrore estremo, un insulto a tutto quello che crediamo di poterci aspettare dalla vita, per poco che sia.»
(Paul Auster, Il figlio di Mallarmé, in Paul Auster, L’arte della fame, Einaudi, Torino, 2002)

«Se non altro, gli anni mi hanno insegnato questo: se hai una matita in tasca, ci sono buone probabilità che un giorno o l’altro ti venga la tentazione di usarla.
Come mi piace dire ai miei figli, fu così che diventai uno scrittore.»
(Paul Auster, Perché scrivere?, in Paul Auster, Esperimento di verità, Einaudi, Torino, 2001)

«BOB …ma il sesso e le sigarette, devo ammetterlo… ecco una cosa che mi mancherà veramente…
AUGGIE Il sesso?
BOB Be’…
AUGGIE Hai deciso di mollare anche il sesso?
BOB No.
AUGGIE Rimpiangi di non poter fumare dopo?
BOB Forse. Vedi. Ho sempre avuto donne che fumavano. Magari questo significa che se smetto di fumare non faccio più l’amore.»
(Paul Auster, Blue in the face, SCENA 20, in Paul Auster, Smoke & Blue in the face, Einaudi, 1995)

«Vedendo Auggie sorridere malizioso con una luce misteriosa e intimamente compiaciuta negli occhi, m’è sorto il dubbio che la storia fosse tutta inventata, ma alm momento di chiedergli se mi avesse preso in giro ho capito che non me l’avrebbe mai detto. Era riuscito a farsi prendere sul serio, e quella era l’unica cosa che contava. Nessuna storia è falsa finchè una sola persona ci crede.»
(Paul Auster, Christmas story. Il Natale di Auggie Wren, Motta Junior, 1998)

Romanzi.
Iniziamo dal principio. Una necessità spinge un uomo già impegnato nella scrittura con traduzioni e saggi, a creare il suo primo romanzo. Ma tutti i lavori di Paul Auster nascono da una necessità. L’intenzione di questa serie di parole dette dall’autore stesso è quella di incuriosire, socchiudere la porta sulle invenzioni di Auster. Aprire quella porta è compito intimo di ciascun lettore e quello che potrà vedere rimarrà sempre tra lui e lo scrittore.

L’invenzione della solitudine (1982).

«… solo due mesi dopo morì mio padre – all’improvviso, inaspettatamente, senza essere stato malato neanche un giorno in tutta la sua vita – e per molte settimane dedicai quasi tutto il mio tempo a comporre le questioni patrimoniali, a riordinare i suoi affari e a sistemare i sospesi. La sua morte fu un colpo durissimo, che mi diede un immenso dolore, e tutte le energie di scrittura che mi restavano le impiegai a scrivere di lui.»
(Paul Auster, Sbarcare il lunario, Einaudi, Torino, 1997)

Vivere nella balena. Una chiosa su Giona, e sul significato del rifiuto del parlare. Testo parallelo: Geppetto nel ventre del pescecane (una balena nella versione Disney), e la storia di come viene salvato da Pinocchio. È vero che per diventare un bambino in carne e ossa devi tuffarti negli abissi marini e salvare tuo padre?

Trilogia di New York (1985)

«… Manhattan è stata completamente distrutta. Tutta la storia di New York è contenuta in questo bisogno di distruggere per ricostruire immediatamente. Il passato è cancellato. Brooklyn si sottrae di più a questo processo.»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera. Conversazioni con Gèrard de Cortanze, minimum fax, Roma, 1998)

Il mio lavoro è molto semplice. Sono venuto a New York perché è il più miserabile, il più abbietto di tutti i luoghi. Lo sfacelo è ovunque, la disarmonia è universale. Le basta aprire gli occhi per accorgersene. Persone infrante, cose infrante, pensieri infranti. La città intera è un ammasso di rifiuti.

Il paese delle ultime cose (1987)

«… Per un anno ho lavorato alla biblioteca della Columbia. Il mio compito consisteva nel sistemare i libri negli scaffali. Era un lavoro di precisione. Ci veniva spiegato che se il libro non si trovava là dove la collocazione imponeva che fosse, poteva venire smarrito per vent’anni. […] ho utilizzato questi ricordi per scrivere Il paese delle ultime cose., »
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

Una volta, si diceva, c’erano più di un milione di volumi nella Biblioteca Nazionale. Quei volumi si erano già di gran lunga ridotti quando ero giunta lì, ma ne rimanevano ancora centinaia di migliaia, una impressionante valanga di carta stampa.

Moon Palace (1989)

«La questione delle origini non mi tormenta davvero. Essa rappresenta un ulteriore mistero che, come ogni mistero, introduce a numerosi interrogativi»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

Eccomi arrivato alla fine del mondo, più in là non vi era altro che aria e onde, un vuoto che si estendeva fino alle coste della Cina. È da qui che prendo avvio, mi dissi, è da qui che la mia vita comincia.

La musica del caso (1990)

«Mentre scrivevo non avevo in mente quel furto. Mi sono ritrovato all’improvviso catapultato nel mezzo di questa scena con Nashe. Lo “vedevo” alzarsi, andare nella stanza e rubare le figurine. Evidentemente si presentava la decisione di scrivere o non scrivere la scena, ma essa fu presa dopo che ebbi provato, interiormente, l’esperienza di Nashe. Prima Nashe ha rubato, poi io ho ritrascritto il furto.»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

Ci fu uno schiocco sordo, e un attimo dopo Nashe teneva sul palmo della mano i due omini di legno. […] non sapeva perché l’avesse fatto, ma in quel momento l’ultima cosa che cercava era una ragione. Anche se non avrebbe saputo motivarlo, sapeva che era stato assolutamente necessario. Ne era certo. Senza l’ombra di un dubbio.

Leviatano (1992)

«L’America ha perduto il suo grande e bell’ideale.»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

La Statua della Libertà si stagliava nel porto alla nostra sinistra, incandescente nella sua gloria illuminata a giorno, e di quando in quando avevo la sensazione che gli edifici di Manhattan fossero sul punto di sradicarsi, di alzarsi da terra per non tornare mai più.

Il taccuino rosso (1992)

«Esiste la necessità ed esistono le contingenze, e la vita non è altro che contingenze.»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

È andata proprio così. Come ogni cosa scritta su questo taccuino rosso, questa storia è una storia vera.

Mr. Vertigo (1994)

«In fondo, il desiderio di parlare della levitazione mi pareva come una resistenza alla gravità, a una certa pesantezza del romanzo precedente.»
(Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

– Sei come una bestia. Se resti qui, non arriverai vivo a primavera. Se vieni con me, ti insegnerò a volare.

Sbarcare il lunario (1997)

«Il denaro, che sul piano dell’etica simboleggia l’oggetto di tutte le cupidigie e le infelicità che da esso derivano, viene qui analizzato come una questione fondamentale che va connessa, all’interno dell’opera di Paul Auster, ai temi dell’homeless, dell’eredità, dell’infanzia e dei genitori, del lavoro e della scrittura, del trasloco, della camera e di altri ancora.»
(Gérarde de Cortanze, La solitudine del labirinto, in Paul Auster, Una menzogna quasi vera, cit.)

Avevo passato tutta la vita a mettere tra parentesi il problema dei soldi ed ecco che all’improvviso non riuscivo più a pensare ad altro.

Timbuctù (1999)

«Mr Bones è una creatura dalla grande sensibilità. Mi affascinava l’idea di scrivere un libro su questo tipo di sentimento, nella sua forma più pura, intatta, priva di ironia. In definitiva, penso che il libro racconti una storia d’amore.» (id., The New York Times on the web, 20 giugno 1999. http://www.nytimes.com/books/99/06/20/reviews/990620.20shepart.html)

Per Mr. Bones Henry dimostrò che l’amore non è una sostanza quantificabile. Ne esiste sempre in serbo da qualche parte, e anche quando se ne è perso uno, non è affatto impossibile trovarne un altro.

Ho pensato che mio padre fosse Dio (2001)

«Esilaranti equivoci, tormentose coincidenze, morti sfiorate, incontri miracolosi, ironie improbabili, premonizioni, dolori, sofferenze sogni: ecco gli argomenti su cui hanno scritto gli ascoltatori. Ho imparato che non sono il solo a credere che più ci sforziamo di capire il mondo, più il mondo si fa elusivo e ingannevole. Per usare le parole eloquenti di uno dei nostri primi collaboratori, «ci manca una definizione adeguata di realtà».»
(Paul Auster, Ho pensato che mio padre fosse Dio, Einaudi, Torino, 2002)

Non l’avevo mai sentito ridere con tanto abbandono, e non mi sarebbe capitato mai più neppure in futuro. Era come un’esplosione incontenibile che nasceva da qualche punto sepolto in profondità dentro di lui, una forza non più controllabile una volta rotti gli argini in cui veniva tenuta da sempre prigioniera.
Anni dopo, quando gli parlai di quella notte e dei miei ricordi delle nostre risate, dichiarò che non era mai accaduto niente del genere.

STAN BENKOSKI
Sunnyvale, California

Il libro delle illusioni (2002)

«L’ispirazione per Hector mi è venuta una decina d’anni prima che cominciassi a scrivere il libro. L’avevo in mente fin nei minimi dettagli. Sapevo perfettamente che aspetto avesse. Fin dal primo istante non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto che Mann aveva sottilissimi baffetti neri e un impeccabile vestito di colore chiaro. A ispirarmi fu soprattutto Marcello Mastroianni in Divorzio all’italiana. Mastroianni resta uno dei miei attori preferiti. Non c’è nessun altro a cui possa paragonarlo»
(Paul Auster intervistato da Andrea Visconti, L’espresso online, 25 marzo XXXX, http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=null&m2s=c&idCategory=4797&idContent=164469)

Così diventa invisibile, e quando finalmente l’incantesimo finisce e può nuovamente essere visto, non riconosce più il proprio volto. Noi lo stiamo cercando mentre lui cerca se stesso, e in questo misterioso sdoppiarsi di prospettive lo guardiamo affrontare del proprio annullamento.

La notte dell’oracolo (2003)

«Ho scelto il 1982 perché ha avuto per me una importanza particolare: è l’anno in cui mi sono sposato, è stato pubblicato il mio primo libro di narrativa e la mia antologia di poeti francesi. Fu il momento in cui passai dall’oscurità ad un po’ di popolarità e cominciai a chiedermi se stavo cambiando anche come uomo.»
(Paul Auster intervistato da Antonio Monda, La Repubblica.it, 6 giugno 2004, http://www.repubblica.it/2004/f/sezioni/spettacoli_e_cultura/libri35/auster/auster.html)

Ero lì, coinvolto in quello che stava succedendo, e nello stesso tempo non c’ero-perché il “lì” non era più un autentico “lì”. era un luogo illusorio che esisteva nella mia mente, e dove inoltre mi trovavo. Al contempo in entrambi i luoghi. Nell’appartamento e dentro la storia. dentro la storia nell’appartamento che mentalmente stavo ancora scrivendo.

Bibliografia italiana.

Testi, saggi, racconti:
Una menzogna quasi vera. Conversazioni con Gérard de Cortanze, minimum fax, 1998
Sbarcare il lunario. Cronaca di un iniziale fallimento, Einaudi, 1997
Esperimento di verità, Einaudi, 2001-2005
Ho pensato che mio padre fosse Dio. Storie dal cuore dell’America raccolte e riscritte da Paul Auster, Einaudi, 2002
L’arte della fame. Incontri, letture, scoperte, saggi di poesia e letteratura, Einaudi, 2002
Baci da New York, di Art Spiegelman, introduzione di Paul Auster, Nuages, 2003

Romanzi:
Il taccuino rosso, Il Nuovo Melangolo, 1994
Leviatano, Guanda, 1995- Einaudi 2003
Trilogia di New York, Einaudi, 1996
Il paese delle ultime cose, Guanda, 1996 – Einaudi 2003
Moon Palace, Einaudi, 1997
L’invenzione della solitudine, Einaudi, 1997
La musica del caso, Guanda, 1999
Mr. Vertigo, Einaudi, 1999
Il libro delle illusioni, Einaudi, 2003
La notte dell’oracolo, Einaudi, 2004

Sceneggiature:
Smoke &Blue in the face, Einaudi, 1995
Lulu on the bridge, Einaudi, 1999

Fumetti e illustrati:
Città di vetro, adattato e sceneggiato da Paul Karakis e David Mazzucchelli, disegni di David Mazzucchelli, ideato da Art Spiegelman, Bompiani, 1998
Christmas story. Il Natale di Auggie Wren, illustrato da Jean Claveriz, Motta Junior, 1998

Link d’interesse:
http://www.paulauster.co.uk/ (Sito ufficiale di Paul Auster)

http://www.bluecricket.com/auster/auster.html

http://www.nytimes.com/books/99/06/20/specials/auster.html

http://biografieonline.it/biografia.htm

?BioID=45&biografia=Paul+Auster

http://www.npr.org/programs/watc/storyproject/

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