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Storia d’amore

Storia d'amore

La storia più antica del mondo, una storia d’amore, finita, che viene rivissuta attraverso le parole di una donna che racconta ad altre donne l’amore passato nelle Ande un anno prima. Siamo in un cinema altro, che parla in lingua spagnola, dove la comprensione è possibile grazie ai sottotitoli. Eppure, anche se non è una storia tipicamente italiana, è più vicina che mai.

Adele racconta una storia conclusa, un amore che non si è mantenuto eterno e idilliaco, ma che è finito. E il racconto che lei ne fa è un modo per riviverlo ancora una volta, con un’ intensità che da lei si riversa sulle sue amiche e sugli spettatori.
E i luoghi così sperduti delle Ande, freddi e rocciosi, danno un senso di instabilità, come se le rocce, Adele e Alberto e la storia stessa continuassero a traballare e tuttavia si mantenessero vive fino all’ultimo, con caparbia.

Adele percepisce nel silenzio il momento in cui l’amore cambia, quando sembra impossibile semplicemente che continui: guarda da lontano Alberto che parla con un amico. Lei sta ballando con un ragazzo in un locale dove ha appena cenato, e osserva Alberto tra i corpi delle persone che ballano e che impediscono continuamente la visione. Adele sbircia la fine dell’amore, che come è venuto riparte, si allontana, come se il tempo fosse terminato.

Le rimangono le parole, una memoria, una storia che, raccontata, ritorna a vivere.

Curiosità: per la prima volta in questo film, Salani ha deciso di fare delle prove con le attrici prima di girare, perché entrassero nei personaggi e si sciogliessero. In questo modo hanno potuto costruire i loro personaggi in totale libertà. Nello stesso tempo, il senso di presenza e di realismo che permea tutto il film è stato ottenuto anche grazie all’uso della macchina digitale, la quale riesce a cogliere quei piccoli gesti che la mdp trascurerebbe.

• Vai all’intervista a Corso Salani

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