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cultura dell'immagine e della parola

Seduti accanto a Tosca

Una Tosca così non si era ancora vista. O meglio: non avevamo mai visto Tosca così da vicino. L’incipit del film omaggia la matrice teatrale dell’opera e insieme è già gravido di senso cinematografico: si apre il sipario e la mdp entra nel palcoscenico, lo oltrepassa e ci conduce fra i vicoli di Roma per poi portarci nel Palazzo del Barone Scarpia, accanto ad Iride ed Emilia.
La mdp annulla la distanza tra palcoscenico e platea, tipica dello spazio teatrale, trasforma quest’ultimo e ricrea uno spazio nuovo, capace di comprendere non solo la storia di Tosca, ma anche di Iride ed Emilia. La mdp si stringe sempre più attorno a Tosca, si avviluppa attorno a lei con un movimento circolare che la isola dagli altri personaggi nel culmine della sua disperazione. E in quel momento, oltre che occhio scrutatore, la mdp per lo spettatore diventa quasi una mano grazie a cui sfiorare il volto della donna.

Sono due personaggi del popolo ad avvicinarci a Tosca. Due maschere da Commedia dell’Arte, caratterizzate in primis dalla parlata dialettale e poi dalla tipizzazione comica: Emilia, acida portinaia dalla lingua pungente e Iride, sedicente sciupauomini. La prima romana, la seconda milanese. Passiamo la notte accanto a loro, in portineria (potrebbe esserci luogo migliore per le confidenze?) mentre al piano superiore si consuma la tragedia di Tosca. Il confronto fra melodramma e Commedia dell’Arte, fra tragedia e farsa, fra nobili e popolani non è uno scontro ma un incontro che delinea con maggior chiarezza entrambi i termini, dà loro più forza.
In realtà il personaggio di Iride fa da anello di congiunzione fra l’opportunismo cinico di Emilia e i nobili sentimenti di Tosca. L’opposizione Tosca-Barone viene ripresa nella coppia Iride-Emilia (difatti Iride prende le parti di Tosca mentre Emilia tifa per il Barone, rifiutando l’idea che sia stato ucciso). Come Tosca, Iride è una donna di spettacolo e vive un dramma lungo una notte che la porterà a prendere una decisione fatale.
Iride comprende a fondo Tosca e la guarda nel momento della sua massima disperazione, rivelandosi il simulacro di noi spettatori in quel momento, il medium fra i nostri sentimenti e quelli di Tosca. La gioia di questo piccolo film è proprio la sua capacità di com-prendere la disperazione e l’allegria, il pianto e il sorriso.

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