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cultura dell'immagine e della parola

Quando respiri

“Quando respiri. Ci sono tre solitudini e un’unica stazione. Ci sono tre respiri.
Lara sembra quasi non averne uno, nella sua apnea esistenziale. Samuele alza gli occhi al cielo e guarda le nuvole che gli escono dalla bocca nel freddo. Ahmed non le aveva mai viste.
E le strade rimangono inerti ai loro passaggi, traiettorie lisce nel mattino di provincia. Però esistono delle magie, per chi le sa attendere. Il suono di un violino dove esisteva solo del ripetitivo andirivieni. Le biciclette con le ali e un albero nel vento.
Ma non sono magie, a pensarci. Sono ciò che ci sta attorno. Solo che gli occhi di Lara sono bassi e le sue mani si tormentano. Senza respiro. Un anziano panettiere e un bidello politicante ci raccontano una vita.
“Quando respiri” vuole essere la storia di tre storie, di tre solitudini e della voglia di superarle. Vuole essere la storia della strada e dei dettagli che ignorati ci guardano mentre respiriamo.”

Una sera piovosa e fredda di fine maggio abbiamo visto “Quando respiri”. Ci siamo fermati per un’ora e siamo entrati nell’universo di una provincia sospesa, nelle galassie dei tre protagonisti di questa storia, realtà sferiche apparentemente incomunicanti. Lara, Samuele e Ahmed vivono a Melzo: le loro vite si intrecceranno fino ad infrangere le pareti invisibili che li dividono. Il film è segnato dal ritmo lento del respiro della campagna, anche se l’atmosfera predominante è quella innaturale del sogno. Tutto sembra sommerso e ovattato e Lara (interpretata da Pilar Latini, vera protagonista della vicenda) avanza quasi in apnea, in una perenne compressione dei sentimenti e delle emozioni, completamente apatica. Samuele, suo compagno di casa, invece è l’esatto contrario: non ha paura della vita, la assapora ponendosi con purezza e candore. Lui prova a comunicare con questa ragazza silenziosa ma ogni parola pare una ferita e non fa che aumentare la distanza: sembra che l’unica cosa che Lara cerchi sia l’immobilità, l’annullamento. Ahmed è un immigrato che prende lezioni di italiano dalla protagonista. E’ solo, e quando chiederà aiuto a Lara lei sarà capace solo di stringere il cappotto e andare via: non basterà nemmeno la sua rabbia impotente a scuoterla. Anche Samuele conoscerà Ahmed, sarà proprio lui a dargli aiuto porgendo la mano senza pregiudizi, offrendogli pane e amicizia. La catarsi arriva quando Lara torna a casa trovando Samuele e Ahmed che bevono tè: è in questo momento che apre gli occhi e come se si vedesse allo specchio realizza fino a che punto le sue paure l’ hanno portata. Solo allora troverà la forza di tornare alla vita, riemergere in superficie e respirare.

Questo Haimat film (film della piccola patria) è ben girato e ha soprattutto un’ottima fotografia. Il regista si mostra attento alla costruzione dell’immagine e il digitale aumenta l’asetticità dell’atmosfera. Si fanno ricordare la sequenza della corsa in bicicletta di Samuele e Ahmed e il viso di Lara incorniciato dalla porta mentre si affaccia su una stanza buia. Notevole la colonna sonora originale, che non sempre si riesce ad ottenere per una produzione indipendente come questa. A parte il sonoro di scarsa qualità, è un’opera prima interessante e di spessore anche se a volte accusa qualche difetto di ritmo: forse l’intero film è appesantito da uno stile fin troppo “alla Antonioni” che può renderlo ostico allo spettatore meno paziente.

“QUANDO RESPIRI”

( Italia 2002, col, 57’ ) regia di Adriano Valerio. Con Pilar Latini, Hassan Azougagh, Antonio Mesisca.
Musiche originali: Cosma, Quattro fiori per Zoe
Produzione: Associazione Culturale Babele, Comune di Melzo

Soggetto e regia: Adriano Valerio
Sceneggiatura: Miriam Dubini, Adriano Valerio
Aiuto regia: Alessia Balducci, Marco Bergamaschi, Cristina Casini
Direttore della fotografia: Fabio Casati
Operatore: Gianmarco Rossetti
Direttore di produzione: Paolo Soldano
Segretari di produzione: Stefano De Grandis, Omar Elerian
Fonici di presa diretta: Matteo Romagnoli, Carlo Lubello , Marco Benelli
Casting comparse: Laura Castelli
Costumi: Carla Pampaluna
Scenografia interni: Miriam Dubini, Miriam Mastogiovanni
Elettricista: Andrea Tirrico, Stefano …
Fotografo di scena: Nicola Fattore

Montaggio : Studio Balducci ( Pisa )
Doppiaggio e post produzione audio: Donkey Studio ( Medicina – Bo )
Operatori pro tools: Francesco Brini, Matteo Romagnoli
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L’Associazione Culturale Babele

Nata nel dicembre del ’99 senza fini di lucro, ha sempre avuto una predilezione per il teatro e per lo spettacolo, ma si propone di favorire ogni forma culturale. Realtà ogni giorno più presente sul territorio, grazie alla stretta collaborazione con il Comune di Melzo e alla gestione con lo stesso comune del Teatro Centrale della cittadina, Babele è composta da un motivato gruppo di persone interessate all’espressione artistica come mezzo di conoscenza e di crescita.

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